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Prato, dopo 37 anni di anonimato in Serie C si parla di te: la difesa meno battuta del calcio italiano

Fallimenti? Retrocessioni? Promozioni? No grazie, risponderebbe l’Associazione Calcio Prato del padre-padrone Andrea Toccafondi, il presidente del sodalizio toscano che in 34 anni di gestione ha rilasciato pochissime interviste, ha fatto ancor meno proclami e che solo nel giugno scorso annunciò a sorpresa: “E’ finita un’era, non mi sento più presidente del Prato. Ma chi si fa avanti deve essere per bene e avere i soldi. Soldi veri. Non per darli a me, ma da mettere nella società: allora può anche prendersi il 99%, a me basta tenere almeno l’1%. Annuncio oggi tutto ciò non a caso, ma perché il prossimo anno non ci saranno retrocessioni e questo ci dà un anno di tempo per affrontare la questione e fare le cose per bene. Ora tocca alla città dimostrare di volere il calcio a Prato. Perché lascio? Con la riforma dei campionati dal 2014-2015 ci saranno tre categorie, A, B e C. Noi non possiamo permetterci di fare la navetta tra la B e la C, mentre potevamo farlo tra la C1 e la C2“.

Una squadra, quella pratese, perennemente nelle cronache calcistiche della terza o quarta serie, ma comunque Serie C (o Lega Pro che dir si voglia): nel 1976/77 fu promossa nel terzo livello calcistico italiano (che ancora non era scisso in due serie) e da allora non ha mai giocato che in quel campionato (quest’anno è alla 67esima stagione di C in più di 100 anni di storia, con apparizioni in B l’ultima delle quali cinquanta anni fa): un record, un primato unico, da anni ormai il segno distintivo di una squadra unica nel panorama calcistico italiano per la sua appartenenza a una categoria. Senza mai fallire, senza mai avere picchi, se non qualche sali-scendi tra terza e quarta serie, questo avvio di campionato ha regalato alla più industriale delle città toscane un altro primato, e pazienza se si sono giocate appena cinque partite: il sodalizio bianco-azzurro non ha subito neanche un gol, come nessun’altra squadra professionista italiana.

Certo, di gol in casa ancora non ne ha fatti (doppio 0-0 contro Catanzaro e Gubbio), ma lontani dal Lungobisenzio i ragazzi di Vincenzo Esposito hanno saputo far male a Barletta e Paganese (0-2 e 0-1), impattando a L’Aquila all’esordio, come ovvio con un pari a reti bianche. Come mai dunque questa squadra non subisce il becco di un gol? Innanzitutto i meriti vanno al succitato Esposito, ex tecnico della Primavera dell’Inter (fu lui che per primo consentì l’esplosione di Balotelli) che a Prato ha messo le tende da decine di anni prima come giocatore e poi come allenatore:

“Questo record è un motivo di soddisfazione perché dentro questo primato c’è il lavoro di tutto il gruppo. È un semplice dato numerico, ma ha trasmesso tanta positività. Un pizzico di fortuna ci ha aiutato in qualche frangente, ma questo zero nella casella dei gol subiti evidenzia un altro aspetto. La nostra partenza in campionato è stata buona e stiamo facendo un percorso interessante e significativo. Alleno questa squadra da tre anni. Abbiamo dato continuità sul piano gestionale ad un lavoro che adesso sta pagando. Siamo partiti bene, abbiamo nove punti e vediamo strada facendo cosa possiamo ottenere e cosa possiamo fare”.

Ritornando al virgolettato del presidente Toccafondi pare difficile che il Prato possa ambire al salto di categoria, sia per scarse potenzialità economiche della proprietà sia per la composizione del Girone B di Prima Divisione, da molti definita una B2 con molte squadre blasonate e assetate di promozione. La città “più cinese” d’Italia però non si fascia la testa e pensa ai suoi giovani da lanciare, come il difensore Alessandro Malomo, match-winner a Pagani e di cui si dice un gran bene (è in comproprietà con la Roma) o l’imbattuto portiere Matteo Brunelli, classe 1994 di scuola Milan e già al secondo anno a Prato; Esposito lo presenta così:

“È un ragazzo di valore che già lo scorso anno abbiamo lanciato in alcune partite molto difficili e delicate. Ha risposto bene e si è messo in grande evidenza. Ogni tanto lo stimolo e gli dico di stare attento che cambio portiere e faccio giocare Layeni. Lo dico ogni settimana. Ci sta portando bene e ci fa sorridere”.

Insomma, niente per cui esaltarsi, in un Girone B che per di più sta mettendo in evidenza un’altra squadra toscana, giovane e imprevedibile come il Pontedera, matricola e prima in classifica: ma secondo chi scrive una squadra come il Prato ha il diritto di essere lodata per la sua serietà e costanza. Per cui un record, seppur momentaneo, come questo ci è parso un ottimo pretesto per accendere i riflettori sul club più affezionato alla fantastica Lega Pro.

Foto via: www.notiziediprato.it



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