Durante la giornata di oggi, alle prime ore del mattino, Ferruccio Mazzola, calciatore e allenatore, figlio di Valentino Mazzola e fratello di Sandro Mazzola, è venuto a mancare dopo una lunga malattia. Ferruccio Mazzola si è spento all’età di 68 anni.
Per quanto riguarda la sua carriera calcistica, Ferruccio Mazzola, negli anni ’60 e ’70, vestì le casacche di Inter, Fiorentina e Lazio, con la quale vinse uno scudetto nel 1974, terminando la carriera nel primo campionato professionale statunitense. In veste di allenatore, Mazzola ha lavorato soprattutto in campionati minori, vincendo un campionato di Serie C2 sulla panchina del Siena nel 1985.
Ferruccio Mazzola, però, non verrà ricordato per le sue gesta sportive ma per un’altra vicenda, sempre avente a che fare, però, con il mondo del calcio. Il calciatore, infatti, nel 2004, scrisse un libro che fece molto discutere dal titolo emblematico Il terzo incomodo.
Con quest’opera letteraria, Ferruccio Mazzola si fece molti nemici, anche in famiglia: il fratello Sandro Mazzola, infatti, non ebbe più alcun contatto con Ferruccio, dopo la pubblicazione del libro.
Veniamo ai contenuti de Il terzo incomodo: in poche parole, F. Mazzola denunciò l’uso di sostanze dopanti nel calcio, avvenuto durante gli anni ’60 e ’70. Helenio Herrera, allenatore dell’Inter dell’epoca, venne accusato di fornire ai giocatori, non meglio precisate pastiglie capaci di potenziare le loro prestazioni in campo. Ferruccio aggiunse che le morti di Armando Picchi, Carlo Tagnin, Ferdinando Miniussi, Giuseppe Longoni ed Enea Masiero furono proprio dovute al consumo di queste sostanze.
All’epoca della pubblicazione del libro, Giacinto Facchetti, presidente dell’Inter, querelò per diffamazione Mazzola chiedendogli 3 milioni di euro. Mazzola fu assolto anche se le sue dichiarazioni non furono mai provate.
Sempre nel libro, Ferruccio Mazzola accusò anche Lazio e Fiorentina: durante gli anni vissuti in queste due società, infatti, Mazzola confessò di aver fatto uso di un farmaco di nome Villescon e che le sostanze dopanti utilizzate avrebbero causato la morte di Bruno Beatrice, Ugo Ferrante e Nello Saltutti e le malattie di Domenico Caso, Massimo Mattolini e Giancarlo De Sisti.
Anche la Roma fu messa in mezzo da Ferruccio Mazzola anche se il destinatario delle accuse fu sempre Helenio Herrera, accusato di mettere in atto le stesse pratiche già in uso all’Inter. Alla Roma, il doping, stando sempre alle parole di Mazzola, causò la morte di Giuliano Taccola.
Dopo la pubblicazione del libro, la procura di Firenze aprì un’indagine sulla morte di Bruno Beatrice, su richiesta di sua moglie. I Nas accusarono Carlo Mazzone, allenatore della Fiorentina dell’epoca, e Ivo Micucci di essersi occupati personalmente delle terapie per Beatrice al posto dei medici della società viola. Nel 2009, però, il tutto cadde in prescrizione.
Questa fu l’unica indagine che provò la veridicità di alcune delle affermazioni contenute ne Il terzo incomodo.
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