Le reazioni
Il ministro della Funzione pubblica Gianpiero D’Alia usa parole durissime con il calciatore salentino, arrivando a chiederne la radiazione:
Miccoli non può continuare a giocare perché ha tradito la fiducia di migliaia di tifosi che in lui, capitano del Palermo, hanno visto un esempio in cui identificarsi. Per questa ragione, chiediamo alla Figc di intervenire pesantemente e di valutare la sua radiazione.
Il ministro, che ha definito le frasi di Miccoli su Giovanni Falcone “vergognose”, dimentica tuttavia che, in teoria, tutti i cittadini italiani sono innocenti fino a prova contraria, sopratutto ad indagini ancora in corso e senza esser stati rinviati a giudizio.
Francesco Caliandro, procuratore e legale di fiducia del calciatore Fabrizio Miccoli, ha così risposto alle polemiche montate quest’oggi:
Le intercettazioni telefoniche di Miccoli? Non posso dire nulla, perché negli atti non risultano. Però, posso garantire che chiariremo tutto davanti ai magistrati. Siamo a completa disposizione della Procura. Abbiamo già concordato un’audizione con i magistrati, chiariremo tutto.
La Figc aprirà un’inchiesta su Fabrizio Miccoli, per far luce sulla vicenda giudiziaria che riguarda il calciatore: il procuratore Palazzi, una volta aperto il fascicolo, potrà chiedere l’accesso agli atti dei magistrati della Dia di Palermo.
Che il “Romario del Salento” non fosse un personaggio particolarmente quieto era noto da tempo: Fabrizio Miccoli ha ricevuto, nei giorni scorsi, un avviso di garanzia dalla Dia di Palermo, che lo ha inserito nel registro degli indagati nell’ambito di alcune indagini per estorsione.
Il giocatore, capitano del Palermo in odor di trasferimento a Livorno, avrebbe commissionato al figlio del boss Antonio Lauricella il recupero, per suo conto, di alcune somme di denaro prestate ai soci di una discoteca di Isola delle Femmine: estorsione e accesso abusivo a un sistema informatico, questi i reati contestati al calciatore pugliese, contenuti nell’avviso di garanzia consegnatoli dagli investigatori del centro operativo Dia di Palermo.
I metodi di Lauricella, particolarmente “convincenti”, sono alla base dell’accusa di estorsione. Relativamente all’accusa di accesso abusivo a un sistema informatico (Miccoli è nel registro degli indagati da diversi mesi) le contestazioni della Dia riguardano il convincimento, operato dal capitano del palermo, del gestore di un centro Tim a fornirgli alcune Sim intestate a suoi clienti. Una di queste schede fu poi prestata a Lauricella junior nel periodo in cui il padre era latitante.
Quelle schede, intercettate dagli investigatori, contengono inoltre delle frasi che, siamo certi, faranno parecchio discutere: Miccoli e Lauricella infatti, parlandosi al telefono, disquisiscono anche delle “memorie” dello Stato: le canzoncine riservate a Giovanni Falcone, anzi a
Quel fango di Giovanni Falcone.
frasi ingiuriose ripetute in più occasione tra i due. Parole che sono risalenti ad un paio di anni fa, quando gli investigatori cercavano di capire dove fosse nascosto il boss Lauricella, ma faranno scalpore nei prossimi giorni. Tra le relazioni ”pericolose” di Miccoli c’è anche il rapporto con Francesco Guttadauro, nipote del superboss latitante Matteo Messina Denaro e figlio di Filippo, il messaggero, il tramite tra Messina Denaro e Provenzano, ai tempi della latitanza di quest’ultimo.
Riproduzione riservata © 2024 - CALCIOBLOG