Stefano Mauri è ancora in attesa di conoscere il suo destino. Ad agosto la Corte di Giustizia della FIGC non prese nessuna decisione in merito e decise di rinviare ogni tipo di conclusione, da prendere solo dopo aver visionato i risultati di “ulteriori attività di indagine e accertamento“. Il 2 ottobre scorso la Corte aumentò la sanzione da sei a nove mesi di squalifica per il calciatore. In sostanza, oltre all’omessa denuncia di Lazio-Genoa del 11 maggio 2011, a Mauri fu attribuita anche quella di Lecce-Lazio del 22 maggio 2011.
Due settimane fa i legali del calciatore hanno presentato il ricorso al Tribunale Nazionale di Arbitrato per lo Sport. L’istanza ha come oggetto la decisione assunta dalla Corte di Giustizia Federale del 2 ottobre 2013 con la quale infliggeva al calciatore la sanzione della squalifica per nove mesi complessivi. La Corte, intanto, ha motivato la squalifica (qui il comunicato integrale) per doppia omessa denuncia nelle presunte combine di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio del maggio 2011:
”Il Collegio ritiene che manchi quel tassello probatorio decisivo che possa serenamente condurre all’affermazione della responsabilità del Mauri per violazione dell’art. 7, comma 1, CGS, seppur appare non revocabile in dubbio che per l’andamento dei fatti ed i contatti intervenuti vi fosse almeno la consapevolezza dell’ordito dell’illecito”.
Nelle 39 pagine rese note oggi, i giudici di secondo grado sottolineano che ”appare difficilmente revocabile in dubbio che entrambe le gare di cui trattasi siano state fatte oggetto di illecito e che l’andamento e il risultato delle stesse siano stati alterati”. Sono, infatti, ”numerosi e convergenti, in tal senso, gli elementi probatori”, ma mancherebbe la prova regina che inchioda il centrocampista brianzolo. ”Il contenuto delle accuse rivolte da Gervasoni a Mauri lascia dubbi allo stato non superabili – rileva la Corte presieduta da Gerardo Mastrandrea che si è avvalsa quindi del principio ‘in dubio pro reo’ -, non solo perché i diretti interessati smentiscono il collega, poiché in questo caso, in presenza di un riscontro esterno, si potrebbe sostenere, secondo quanto in precedenza chiarito, la sufficienza degli elementi a carico, ma perché sono in realtà privi di un sicuro riscontro esterno,finendo ogni elemento d’accusa nei confronti di Mauri per far capo sempre e solo a quanto dichiarato dallo stesso chiamante”.
La Corte però ribadisce più volte che le proprie ”valutazioni non possono che essere formulate allo stato degli atti e nella consapevolezza che le risultanze attuali potrebbero essere superate da eventuali future acquisizioni, laddove le stesse dovessero trovare ingresso in altro procedimento” dato che c’è un’inchiesta penale ”tuttora in corso da parte dell’autorità giudiziaria ordinaria, nella specie la Procura della Repubblica di Cremona”.
Riproduzione riservata © 2024 - CALCIOBLOG