Sembra non esserci davvero pace per il tecnico del Milan, l’olandese Clarence Seedorf: dopo il caso Montolivo e il mancato chiarimento con l’amministratore delegato Adriano Galliani, ora è alle prese con le rimostranze di Ignazio Abate. Una situazione davvero difficile da gestire per uno come Seedorf che, per sua stessa ammissione, “non ha la giusta esperienza” tanto da aver bisogno di un tutor. Arrivato a Milano per fare da antivirus alle infezioni procurate dalla gestione Allegri, l’olandese ha incontrato moltissime difficoltà, più dal punto di vista ambientale e umano, che da quello sportivo.
All’ambiente rossonero i metodi di Seedorf sono diventati presto invisi e la società pare che ormai lo tolleri a stento, quando non lo screditi direttamente. Il caso Montolivo è emblematico: il tecnico olandese avrebbe voluto lasciarlo in panchina contro il Catania, ma un intervento dall’alto ha costretto l’allenatore a tornare sui suoi passi mandando in campo l’ex viola, poi decisivo per il risultato con il suo gol dalla distanza. Come la storia sia potuta uscire dallo spogliatoio, ancora non è chiaro, fatto sta che Seedorf se n’è molto rammaricato, poiché la sua immagine è uscita dalla vicenda molto ridimensionata.
Ora c’è da fare i conti con i malumori di Ignazio Abate, il terzino che con l’avvento del tecnico olandese si è praticamente sempre accomodato in panca. Una scelta che rischia di compromettere la posizione del laterale agli occhi del CT Cesare Prandelli, per il quale fino a pochi mesi fa era invece uno dei punti fermi. Seedorf ritiene Abate la terza scelta nel suo ruolo, dopo De Sciglio e Bonera, che molto bene si è destreggiato da terzino nelle ultime uscite. Mino Raiola, agente del calciatore, chiede l’intervento di Galliani, che nel qualche giorno fa non si è presentato a Milanello per chiarire “l’affaire” Montolivo. Insomma, l’atmosfera rimane rovente in casa Milan, nonostante le quattro vittorie consecutive che hanno riavvicinato i rossoneri ad una qualificazione in Europa League. Alla società e ad alcuni giocatori non sono piaciuti i colloqui, poi smentiti, avuti dall’allenatore con alcuni ultras: da quel momento è stata un’escalation di incomprensioni e ripicche di cui il Milan non ha di certo bisogno.
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