La Juventus di Antonio Conte entra ufficialmente nella storia grazie ai tre scudetti consecutivi conquistati. Impresa che ai bianconeri era riuscita solo nell’indimenticabile quinquennio Anni ’30, quando il tricolore non lasciò Torino per cinque anni consecutivi. L’impresa ha tanti volti, di chi è sceso in campo, del tecnico, ma anche del direttore generale, del presidente Andrea Agnelli e di tutto lo staff tecnico e medico di Madama.
Vediamo il pagellone dello scudetto 2013-2014:
BUFFON 8.5 (32 presenze): Riecco SuperGigi a 36 anni. Saggezza da leader, riflessi di nuovo come ai bei tempi. Una sicurezza tra i pali, alla faccia di Beckenbauer e dei suoi detrattori. E delle critiche subite spesso negli ultimi anni (riflessi da pensionato, per esempio). Si diverte, esulta proprio come un ragazzino. Decisivo tre volte contro l’Udinese e a Genova con il rigore parato a Calaiò: la Signora ha fatto sei punti in queste due partite. Quasi il margine che ha sull’irriducibile Roma.
BARZAGLI 8 (24 presenze): Condizionato dagli infortuni nella seconda parte della stagione. Ma quando è stato in campo, ha dimostrato di essere ancora il pilastro della difesa a tre di Conte. Se escludiamo qualche leggerezza a inizio torneo, quando la retroguardia sbandava un po’ in tutti i ruoli. Nella marcatura è probabilmente il migliore in Italia.
BONUCCI 7.5 (27 presenze e 2 gol): Il gol alla Roma resta negli occhi dei tifosi, ma diciamolo: non è stata la miglior stagione di Bonny. Qualche errore di troppo. Forse il doppio ruolo di libero e regista di scorta gli pesa un po’. Ma Conte non può rinunciare ai suoi piedi per far partire l’azione quando Pirlo è in prigione.
CHIELLINI 8 (29 presenza, 3 gol): Ha spesso tappato buchi, si è proposto da leader in avanti con alcune sgroppate da applausi. Ha preso pure qualche granchio e ci ha rimesso un mese per colpa di un infortunio, ma in una stagione lunga sono contrattempi che ci possono stare. Le grandi sfide lo esaltano, come dimostrano le reti a Inter e Milan.
CACERES 7 (15 presenze): Il difensore di scorta non ha fatto rimpiangere Barzagli, migliorando di gara in gara. Jolly prezioso per Conte, un po’ in difficoltà quando gli avversari diretti gli prendono il tempo, ma puntuale negli anticipi.
OGBONNA 6 (14 presenze): Impiegato molto anche l’ex granata. Arrivato con gli onori della cronaca, ha un po’ deluso a dire il vero. Ma certo non è facile entrare subito nei meccanismi di una squadra rodata. L’anno prossimo farà sicuramente meglio.
Gazzetta, Corriere dello Sport, Tuttosport: prime pagine oggi 5 maggio 2014
ASAMOAH 7.5 (32 presenze e 2 gol): Il difetto di Kwadwo? La discontinuità. Ha disputato partite – e periodi – da 9, intervallati da match in cui la timidezza l’ha frenato. Non ha avuto però cali come la stagione scorsa dopo la Coppa d’Africa. E la perla contro la Fiorentina ha fatto il giro del mondo.
LICHTSTEINER 8 (24 presenze e 2 gol): Stagione maiuscola. Cross, inserimenti, gol. E’ praticamente l’attaccante aggiunto. Sa sempre dove arriverà il pallone. Vero è che dopo tre anni gli avversari conoscono i suoi movimenti e quindi bisognerà inventare qualcos’altro per l’anno prossimo. Ma il pendolino svizzero non ha certo poca voglia di imparare.
ISLA 6 (18 presenze): A tratti disarmante per gli errori che commette, ha comunque carburato con il tempo. Non si può certo dire che abbia dato un contributo altissimo al terzo scudetto bianconero, spesso ci ha fatto una brutta figura quando Lichtsteiner lo ha sostituito a partita in corso. Il decollo non c’è stato, è sul mercato.
POGBA 8.5 (33 presenze e 7 gol): La stagione della definitiva consacrazione. Per come combatte, per il suo piedino magico, per i tiri da lontano, per gli ‘ooh’ che fa dire ai tifosi che lo guardano. Ancora un po’ lezioso, compensa con la facilità ad andare in gol. Tre volte ha sbloccato il risultato. E’ il pezzo forte del mercato bianconero, ma i tifosi sono pronti a una sommossa per trattenerlo.
PIRLO 8 (28 presenze e 4 gol): L’uomo che non invecchia mai. Magari cammina più lentamente, ma il pensiero è sempre veloce come un lampo. Quattro reti da fermo perché spesso è ossessionato da marcature a uomo. Ma quando agita la bacchetta da direttore d’orchestra, Marchisio va a segnare il gol scudetto contro il Sassuolo. Ancora insostituibile.
VIDAL 8.5 (32 presenze e 11 gol): Soprattutto la prima parte di stagione è segnata dalle sue prodezze in zona gol. Ma sarebbe sbagliato parlare del Guerriero solo come di un centrocampista – goleador. Sa fare tutto: strappa palloni agli avversari, fa ripartire l’azione, si propone. Il vero polipo di Conte. Solo il menisco è riuscito ad averne ragione da aprile in poi.
MARCHISIO 7.5 (26 presenze e 3 gol): Quando già tutti erano pronti a cantarne il ‘de profundis’, è risorto. Dimostrando di poter far tirare il fiato a Pirlo. Due reti hanno segnato il campionato bianconero: al Cagliari e al Sassuolo. Certo, per uno abituato a fare 9 – 10 gol all’anno, si tratta di un passo indietro. Ma Claudio ha accettato il ruolo di ‘dodicesimo uomo’ con umiltà e senza polemiche. Grande attaccamento alla maglia.
Juventus Campione d’Italia 2013-2014 – Festa scudetto
QUAGLIARELLA 6 (16 presenze, 1 gol): Ai margini, sempre in procinto di partire. Si è perso. Riuscendo a trovare però una gioia contro il Chievo e a procurare la punizione – gol di Pirlo contro il Genoa. Insomma, c’è anche il suo marchio sul tris.
GIOVINCO 7 (16 presenze, 2 gol): Il punto più basso della sua stagione quando i suoi tifosi lo hanno fischiato. Calmato da Conte, da quel momento è riemerso tra i giganti dell’attacco bianconero. Gol decisivo al Milan e rete pure all’Udinese in un periodo decisivo per la stagione. Non è ancora l’uomo che la Juve sperava di trovare nell’uovo di Pasqua dopo Del Piero, né mai lo sarà. E forse togliersi questo peso dalla testa lo ha aiutato già da un po’.
LLORENTE 8.5 (32 presenze e 15 gol): Niente male per chi doveva essere un gregario. Fatica all’inizio, poi inizia a metterla dentro con regolarità. Ma soprattutto fa reparto, apre spazi. Lottatore con piedi educati. Sempre più simile a Bettega, per la testina d’oro e per il tacco al Sassuolo. A Bilbao lo rimpiangono.
TEVEZ 9 (31 presenze, 19 gol): Ci sono le frecce avvelenate dell’Apache su questo 32esimo scudetto della Juve. Il trascinatore, l’uomo copertina. Tuttora in corso per vincere la classifica cannonieri, alla prima in Italia. Ma anche tanto sacrificio nel rincorrere gli avversari. Il leader che forse la Juve non aveva nei due precedenti scudetti, quando a pesare fu soprattutto il collettivo, sollecitato da Conte.
OSVALDO 5.5: Arrivato a gennaio, doveva far fare un ulteriore salto di qualità alla Signora degli scudetti. E’ mancato. Scalando poco alla volta, all’indietro, nelle gerarchie offensive di Conte. Resterà?
VUCINIC 5,5: Al centro della cronaca per il mancato passaggio all’Inter e per la rissa dalla panchina contro il Benfica. Se era stato il protagonista dei due titoli passati, quest’anno è stata una meteora. Partirà, senza lasciare eccessivi rimpianti.
PADOIN 6: Utile quanto un sorso d’acqua dopo una salita lunga. Fa riposare, disseta. Non fa male.
PELUSO 6: Come sopra. Conte lo ha impiegato poco, considerandolo comunque un cambio affidabile.
STORARI 6: Le poche volte che Conte lo ha chiamato, ha risposto presente. Fa gruppo.
CONTE 9: C’è poco da fare, questo scudetto è suo e di Tevez. Riesce sempre a motivare la squadra, ora con un record, ora con un avversario (a volte invisibile) da demolire. Adesso ci sono i 100 punti da cercare, ma è già nella storia bianconera. La proprietà voleva fortemente il terzo titolo e lui si è lanciato nell’impresa, togliendo qualcosa alle Coppe. Pur continuando con il dogma del 3-5-2, ha cambiato la Juve, affidandosi di più ai lanci lunghi e fidandosi di più di una coppia fissa in attacco. Ampiamente ripagato da Tevez e Llorente. Chi lo critica, in realtà lo invidia.
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