A ventotto anni ancora da compiere non si può dire che Cristian Zapata sia vecchio e tanto meno bollito: il colombiano gioca in Italia, lo prelevò l’Udinese nel 2005 dal Deportivo Calì, da quando aveva 19 anni, e tra sei anni in Friuli, uno al Villarreal e due, gli ultimi, al Milan, ha sempre messo in campo furore agonistico e discrete capacità tecniche, pur mostrando un po’ il fianco soprattutto nell’ultima stagione con la maglia rossonera. I Mondiali brasiliani gli hanno dato la possibilità di rilanciarsi: partito panchinaro di Perea e guardati i compagni della Colombia battere il Giappone, contro la Grecia è entrato in campo per poi non uscirvi più; insieme al compagno di reparto Yepes, e col contributo prezioso di Armero, Zuniga e il portiere Ospina, la retroguardia dei cafeteros ha concesso tre gol in quattro partite, di cui due da palla inattiva nei quarti di finale contro il Brasile.
Zapata ha fatto parte, dunque, di quella schiera di calciatori che si sono battuti alla grande nei Mondiali appena andati in archivio, nonostante nel nostro campionato vengono considerati comprimari o addirittura scarsi: da Romero a Christodoulopolos, da Honda a Pinilla e Isla, fino a Mustafi e al pacchetto difensivo colombiano, una rivincita che il milanista ha voluto sottolineare in un’intervista a un quotidiano del suo Paese in cui rivendica la bontà delle proprie prestazioni, nonostante dalle parti di Milanello non filtri grande fiducia nei suoi confronti. Il nativo di Padilla ha spiegato:
“Molta gente diceva che non dovevo giocare titolare, ma io avevo fiducia per il mio lavoro e per i nove anni in Europa e con il Mondiale ho tappato la bocca a tutti. Ho avuto una rivincita durante il Mondiale, questo è il bello; per questo dico che sono contento per quello che ho dimostrato. Era il momento di dire: io sono qui. E molti sono rimasti zitti. Ma non parlate di un rilancio della carriera. Ho sempre mostrato le mie qualità; quello che è successo è una dimostrazione che sono un giocatore eccellente. La mia partita migliore? Contro il Brasile. Affrontavamo una grande squadra e io ho fatto molto bene”.
Un auto-pubblicità dettata dall’orgoglio per le tante stagioni passate a sgobbare sui campi italiani e spagnoli, ma anche (forse) il tentativo di riprendersi la maglia del Milan: secondo Pippi Inzaghi, infatti, il duo difensivo del Diavolo sarà composto da Alex e Rami, con Zapata destinato a diventare panchinaro insieme a Mexes e Albertazzi (e senza Champions è difficile giocare). Per questo Galliani ha pensato proprio al colombiano, reduce per l’appunto da un ottimo torneo in Brasile, per convincere lo Zenit San Pietroburgo a cedere Criscito: i russi chiedono 12 milioni, il Milan vorrebbe uno sconto inserendo anche Zapata nella trattativa. A chi conviene?
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