Il Leicester City è campione d’Inghilterra 2015/16 con due giornate di anticipo rispetto alla conclusione della Premier League. Decisivo il 2-2 tra Chelsea e Tottenham che riporta a +7 il distacco dagli Spurs degli uomini di Ranieri.
Non ci sono più aggettivi per descrivere la memorabile impresa del Leicester che entra di diritto nella storia del calcio e dello sport contemporaneo. Una squadra di onesti gregari, senza fuoriclasse, allenata da un tecnico che si diceva in declino, partita per salvarsi, vince uno dei campionati più importanti al mondo, lasciandosi alle spalle club blasonati (oltre al Tottenham, l’Arsenal, i due Manchester e il Chelsea) e con un fatturato, tra parte sportiva e marketing, imparagonabile con quello dei rivali.
Una cavalcata indimenticabile quella del Leicester. Già nella prima parte di stagione, le Foxes stazionavano nelle prime posizioni della classifica. Doveva essere una presenza fugace come tante se ne sono viste in tanti altri campionati con un outsider vicina alle big per tre o quattro mesi poi, puntualmente, staccata nella fase decisiva della stagione.
Non è accaduto al Leicester. La svolta tra gennaio e febbraio con le due vittorie in trasferta con Tottenham e Manchester City decisive per consolidare le ambizioni di primato. Il ko all’Emirates contro l’Arsenal sancito da un gol di Wellbeck alla scadere non ha scalfito le certezze dei ragazzi dei Ranieri. In quel momento, con i Gunners sempre più vicini e il campionato fermo per la FA Cup, la decisione del tecnico di concedere una settimana totalmente di svago ai suoi. Al rientro, il cambio di marcia definitivo con 7 vittorie in 9 partite e il Tottenham, la più caparbia delle inseguitrici, incapace di agganciare i rivali.
Una favola talmente bella e avvincente quella del Leicester al punto che la formazione delle Foxes è diventata quasi un mantra per gli appassionati calciofili, ignari fino alla scorsa estate dell’esistenza di calciatori come Vardy e Mahrez, gli uomini simbolo della squadra, come Kante mediano infaticabile, come Drikwater e Albrighton onesti mestieranti del pallone arrivati fino in Nazionale inglese, come Morgan e Huth i due colossi della difesa decisivi anche come goleador, come Fuchs, Simpson e Schlupp indispensabili sulla fascia, come Ulloa e Okazaki attaccanti di scorta, come Kasper Schmeichel, portiere figlio del grande Peter, uno che di Premier League vinte se ne intende.
Undici condottieri e un comandante, Claudio Ranieri. E’ l’allenatore italiano, l’ulteriore grande artefice di questo miracolo calcistico. Dopo l’esperienza al Monaco con poche soddisfazioni se si esclude la promozione in Ligue 1 con l’avvento della proprietà russa, Ranieri si era concesso l’esperienza, la prima in carriera, di allenare una nazionale, la Grecia. Il tracollo con le Far Oer nelle qualificazioni a Euro ’16 gli è costato l’inevitabile esonero. Dopo quel fallimento, Ranieri sembrava quasi destinato al dimenticatoio, poi la chiamata da Leicester l’estate scorsa. Il resto è storia. Da Thinkerman a padrone della Premier. Che rivincita per Sir Claudio…
Riproduzione riservata © 2024 - CALCIOBLOG