Juventus
Arriva la rivelazione dell’ex attaccante: “Marotta non mi volle alla Juve per uno scontro”

Caracciolo rivela: nel 2011 la Juve a un passo, ma Marotta bloccò tutto per un vecchio scontro ai tempi della Samp.
Andrea Caracciolo, icona del Brescia, ha condiviso un interessante retroscena di mercato in un’intervista a Calciomercato.com, rivelando come nel gennaio 2011 fosse a un passo dalla Juventus. L’attaccante, allora al culmine della carriera, fu bloccato da Giuseppe Marotta, direttore generale bianconero, che non lo riteneva pronto per la pressione di Torino. Caracciolo ha confessato che il veto aveva radici in un vecchio screzio risalente ai tempi della Sampdoria, quando l’attaccante si oppose a un trasferimento ai Rangers. “Ci scontrammo duramente”, ha ammesso, lasciando intendere che quel diverbio influenzò la decisione di Marotta anni dopo.
Un mercato di sliding doors: Matri al posto di Caracciolo
Il mancato arrivo alla Juventus segnò una svolta per Caracciolo e per il club torinese, che in quella finestra di mercato puntò su Alessandro Matri, rivelatosi poi un acquisto azzeccato. Caracciolo ha ricordato come la sua scelta di tornare al Brescia, rifiutando altre destinazioni, avesse irritato Marotta: “Gli dissi che sarei rimasto in vacanza a Genova se non mi avesse lasciato andare”.
Nessun rimpianto: “A Brescia mi sentivo Superman”
Nonostante il sogno Juventus sfumato, Caracciolo non nutre rimpianti. “A Brescia mi sentivo Superman”, ha dichiarato, sottolineando il legame indissolubile con la città che lo ha consacrato. Oggi presidente del Lumezzane in Serie C, l’ex attaccante racconta la sua carriera con schiettezza, offrendo uno spaccato autentico del calcio italiano. Caracciolo conclude l’intervista così: “Il mio goal della vita? Quello segnato in finale playoff di Serie B contro il Torino nel 2010, su rigore. E poi tutte le 7 reti all’Inter. Il compagno da cui mi aspettavo di più? Sodinha, se fossi in lui oggi mi guarderei allo specchio e mi darei tanti schiaffi. Era un fenomeno. Il rimpianto più grande? Tutte le volte in cui sono andato via da Brescia. Sono fiero di essere stato un capitano e una bandiera. Sognavo un addio come quello di Totti a Roma, quando lo vidi piansi a dirotto, ma Cellino non me l’ha permesso. Un giorno tornerò a Brescia. Non so in quale veste, ma tornerò“.
