Davide Astori, capitano della Fiorentina trovato morto in hotel lo scorso 4 marzo ad Udine, è stato vittima di una malattia silenziosa e quasi “invisibile”. È quanto emerge dalla perizia effettuata dall’Università di Padova: il referto parla di una fibrillazione ventricolare da cardiomiopatia aritmogena, in grado di colpire improvvisamente nel 20% dei casi senza lasciare tracce. La nuova perizia è stata richiesta dalla Procura di Firenze, che l’ha disposta per chiarire un punto fondamentale della tragedia di Astori: il capitano viola poteva essere salvato oppure no?
L’Università di Padova, un’eccellenza a livello mondiale nella ricerca sulla patologia ha così analizzato circa 800 casi di morte improvvisa tra i giovani al di sotto dei 35 anni. Al termine delle indagini mediche, Cristina Basso del Dipartimento di scienze cardiologiche, toraciche e vascolari ha sottolineato come circa un centinaio siano atleti. Proprio per questi decessi, la causa principale di morte più frequente sarebbe proprio la cardiomiopatia aritmogena, nello specifico una patologia ereditaria. Secondo la ricerca condotta dal prestigioso ateneo, un atleta su quattro di quelli scomparsi prematuramente erano dunque affetti da questa patologia, che rimane spesso silenziosa, praticamente invisibile nonostante le indagini mediche.
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Sportivi con cardiomiopatia aritmogena: rischio di morte più alto
Chi è affetto da cardiomiopatia aritmogena e pratica attività sportiva vede moltiplicarsi per cinque il rischio di morte. La perizia condotta sul corpo di Astori, comunque, non fornisce ai magistrati certezze in merito ad eventuali responsabilità per il decesso, ragion per cui l’indagine della Procura di Firenze, al momento, rimane aperta.
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