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La storia di Marco Sportiello: l’Atalanta ha un signore numero uno tra i pali

Quando Andrea Consigli ha preso la via di Sassuolo, in molti hanno pensato: ma come, alla vigilia dell’inizio del campionato l’Atalanta si priva del suo portiere titolare senza comprare un sostituto? In realtà a Bergamo è poi arrivato Vlada Avramov, ma solo per fare il secondo a Marco Sportiello, 22enne di Desio che quest’anno ha la possibilità di mettersi in mostra in maniera tangibile nel calcio che conta. E se il buongiorno si vede dal mattino, il futuro di questo ragazzo potrà essere molto molto radioso: perché il numero 37 della Dea non è un parvenu, anzi nonostante la giovane età ha già un’ottima esperienza. Che poi si traduce in campo perché oltre a esser bravo nelle uscite basse essendo dotato, per altro, di grande istinto tra i pali, è praticamente perfetto nei fondamentali: presa, uscite alte, sta migliorando anche coi piedi, fino a qualche tempo fa suo tallone d’Achille.

Ancora piccolissimo Marco giocava col cugino dietro casa e tifava Milan, gli zii gli consigliarono di mettersi in porta e così a sei anni entrò a far parte della scuola calcio di Zibido San Giacomo; col pallone tra i piedi non ci sapeva troppo fare, ma il calcio era la sua passione: tifava Milan, stravedeva per Sebastiano Rossi prima e Christian Abbiati poi, quindi durante la seconda elementare – non era ancora il duemila – bussò alla porta dell’Atalanta. Ed entrò nel magico mondo della cantera di Zingonia dove è rimasto fino a 18 anni; ancora imberbe ma già determinato, nel 2011 la Dea lo manda in prestito in Serie D al Seregno. Sportiello non si scompone e gioca 28 partite disimpegnandosi alla grande contro calciatori molto più smaliziati di lui:

“Il passaggio tra gli ‘adulti’ ha avuto qualche ripercussione. Anche se ero in D, avevo a che fare con un calcio più agonistico e ho imparato a sentire l’importanza dei tre punti. C’era un altro tipo di approccio, Nel vivaio il risultato è forse meno importante. Per me, per il mio carattere, è stata una fortuna saltare la Primavera e fare la gavetta in campionati minori”.

Il buon battesimo in quinta serie fa sì che salga un gradino, così nel 2012 si trasferisce per la prima volta lontano da casa: se ne va in Toscana a giocare in Seconda Divisione, condivide l’appartamento con un compagno a Poggibonsi e manco a dirlo gioca da titolare e lo fa con la sicurezza del veterano. Ma ancora non sono maturi i tempi di un ritorno a casa; così due anni fa l’Atalanta decide per il terzo prestito: a Carpi, in Prima Divisione, centra la promozione in Serie B mettendo in fila 34 presenze, tutte al limite della perfezione. A 21 anni sono maturi i tempi per tornare in Lombardia, Colantuono e Marino gli parlano chiaro: la scorsa stagione sarebbe stato il terzo portiere atalantino dietro Consigli e Frezzolini, ma allenandosi duramente avrebbe potuto giocarsi le sue carte.

E la ghiotta opportunità arriva il 12 gennaio scorso (aveva già giocato a dicembre in Coppa Italia contro il Sassuolo, manco a dirlo senza subire gol): partita interna contro il Catania, Consigli ha la varicella, Colantuono vuole puntare su di lui. Risulta il migliore in campo, la sua squadra vince 2-1 (lo buca Leto all’89’) e sette giorni dopo viene riconfermato: ancora Atleti Azzurri d’Italia, ancora tre punti grazie all’1-0 finale contro il Cagliari. Collezionerà un’altra presenza sul finire di stagione, quindi le meritate vacanze con tanti punti interrogativi: sarebbe meglio cambiare aria per giocare con continuità o restare a Bergamo all’ombra di Consigli? L’amletico dilemma viene sciolto dal povero Gianluca Pegolo, il portiere del Sassuolo si infortuna gravemente in pre-campionato rendendo necessario per i neroverdi un intervento sul mercato; saltato Storari dalla Juve, il ds Bonato chiama l’omologo atalantino Marino.

Che non si scompone: al giusto prezzo, Consigli può partire anche domani. E Consigli lascerà in fretta e furia il capoluogo orobico lasciando attoniti i tifosi della Dea: e ora? E ora il titolare diventa Sportiello, che in una batter d’occhio riceve la fiducia di tutto l’ambiente. Prime due partite e subito grandi prestazioni: il migliore in campo contro il Verona, si ripete a Cagliari, i vertici societari dell’Atalanta gongolano. Così proprio Pierpaolo Marino sul numero uno dei nerazzurri (in realtà, come detto, usa il 37 che è l’anno di nascita del nonno da poco scomparso):

“Puntiamo molto su di lui e conosciamo bene le sue doti, curiosamente fu determinante anche a Bergamo contro il Cagliari nella passata stagione. Ieri il Cagliari ha creato 10-11 palle gol mettendoci in grande difficoltà, basta pensare che noi in tutto il pre-campionato non avevamo preso un gol”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Giovanni Sartori, l’ex factotum del Chievo ora responsabile dell’area tecnica dei bergamaschi:

“La società e l’allenatore credono molto in questo ragazzo, quando c’è stata l’opportunità di cedere Consigli lo abbiamo fatto e non abbiamo avuto dubbi nel puntare su di lui perché, come detto, tutti qui conoscono il suo valore. Ha le doti per diventare una risorsa per tutto il calcio italiano”.

Chi lo conosce bene assicura: è un ragazzo tranquillo non avvezzo a montarsi la testa. Freddo e sereno, ma anche molto bravo, potrà in futuro far parlare di sé. Di sicuro dopo questo brillante avvio di campionato il suo nome sarà noto a tutti. Anche ad Antonio Conte.



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