Perché sempre lui? Mario Balotelli è tornato nella nostra Serie A portando in dote tutto il suo arcinoto campionario di personaggio e calciatore sopra le righe: due partite col Milan e tre gol, praticamente tutti quelli del Diavolo con lui in campo, sebbene due su calcio di rigore, la specialità della casa visto che in carriera non ne ha mai sbagliati. Proprio questa dote quale infallibile tiratore dagli undici metri incute negli avversari un particolare timore che li induce a tentare tutto il possibile per farlo deconcentrare e quindi sbagliare. Lui poi non si lascia distrarre, batte con implacabile freddezza e gonfia la rete.
Fin qui non possiamo che rinnovare i complimenti a Super Mario, un giocatore che a livello tecnico ormai non ha nulla da dimostrare, nonostante la giovane età. Balotelli è bravo, lo è di meno però dal momento in cui la palla varca la linea bianca: già contro il Borussia Dortmund in questa edizione della Champions aveva sbeffeggiato il portiere dei gialloneri dopo un penalty realizzato con la maglia del Manchester City, reo di aver cercato di distrarlo ma incapace di ribattere la sua conclusione dal dischetto. Oggi quando si è presentato di fronte ad Agazzi la curva del Cagliari si agitava per indurlo a sbagliare, lui ha fatto gol e ha zittito tutti. Perché?
Perché provocare, puntualmente, invece di festeggiare coi propri compagni o, al più, starsene in silenzio come pure è bravo a fare? Bisognerebbe chiederglielo una volta per tutte, la domanda sarebbe semplice. Anche la risposta potremmo immaginarla: i tifosi lo hanno beccato durante tutta la gara, lui dopo il gol li ha “ammutoliti“, ricordandoglielo col gesto dell’indice al naso. Il problema, e non è retorica, è che così Balotelli ribadisce un concetto totalmente sbagliato: quello di credersi sullo stesso livello di chi paga per tifare e cerca di fare tutto il possibile per avvantaggiare i propri beniamini. Lui è un tipo impulsivo, ma sarebbe ora che cambiasse.
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