Quando fai il calciatore professionista puoi vivere storie che incrociano il lato lavorativo e quello emotivo. L’importante è affrontarle con il piglio giusto, in genere salvando il salvabile. Diverso è quando il protagonista ha credenziali, valore, spessore e serietà pari a quelle di Andrea Barzagli, vero leader silenzioso di questa Juventus acerrima rivale della “sua” Fiorentina.
Di famiglia viola DOC (il padre ne è tifosissimo, spesso preso in giro presso il club Juventus Fiesole al quale è solito far cortese visita), Andrea aveva recepito questa passione che a Firenze è sempre vissuta in modo viscerale. Poi, addirittura, la crescita proprio nel settore giovanile gigliato con il club che lo scarica forse troppo presto in un’epoca dove i campioni in Toscana non pullulavano. Missione: ripartire, fare la gavetta e un giorno prendersi una sana rivincita sul campo, da campione d’Italia e campione del mondo.
Missione compiuta anche dopo la seconda sfida alla sua ex squadra allo Juventus Stadium, 2-1 la prima, 2-0 la seconda, sempre da migliore in campo.
Nell’ultima sfida Barzagli ha ancora una volta sciorinato, senza prendersi alcun titolo di giornale e faticando a raggiungere il suo striminzito 7 in pagella. Il meglio del suo repertorio: anticipi secchi, break di posizione, stacchi aerei con tanto di ripartenza. Aggiungendoci, come accade ormai a abitudine, anche alcune sgroppate sulla destra sempre con la sensazione che Barzagli, quando scatta, può creare qualcosa di pericoloso. Perché ci crede, perché è Barzagli e Barzagli non è mai banale nelle scelte. Perché la rivincita va consumata fino in fondo…
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