Uno per uno, come spesso accade quando non c’è più la coesione di un tempo: succede al Milan, è successo con Allegri scelto da Galliani, poi con Seedorf scelto da Berlusconi, poi ancora Inzaghi scelto da Galliani. Ogni volta senza l’appoggio dell’altro. Funziona così in casa Milan, e questo è uno dei problemi, diventato palese con l’avvento “pubblico” di Barbara Berlusconi all’interno della società. Non è chiaro quanto si tratti di dualismo, quanto Galliani sia una figura che “non si può far fuori” o quanto ancora vanti crediti e benevolenze da parte del patron.
Se cade Inzaghi, fallendo l’obiettivo superminimo della qualificazione in Europa League, non è detto che sia la volta buona che cada Galliani. L’idea è comunque quella del compromesso: un direttore sportivo operativo, un giovane Braida, in pratica uno tra Paratici e Sogliano. Il primo però è legato a doppia mandata a Beppe Marotta, il secondo ha già detto ‘no’ la scorsa estate dovendo fare eventualmente da galoppino di Galliani. Però non si può dire due volte ‘no’ al Milan, ne può andare di mezzo una carriera, in Italia.
La questione centrale è dunque legata alle sorti dell’allenatore, e comunque se le cose andranno male sarà difficile che Berlusconi accetti una nuova delega. Il suo pallino, da un anno e mezzo a questa parte, è Vincenzo Montella. Che guarda caso terminerà la propria esperienza in viola alla fine dell’attuale stagione. Ci sono conferme anche da fonti toscane.
Dunque lo scenario è un Montella rossonero, con Sogliano direttore dell’area tecnica (dirigente che tra l’altro apprezza le doti dell’ex aeroplanino) con deleghe sul mercato, Galliani leggermente defilato ma unico trait d’union con la proprietà. Che al momento non è ancora totalmente rappresentata da Barbara Berlusconi: lei deve prima portare risultati sul lato marketing. La sua reale ascesa passa tutta da lì.
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