Diciamoci la verità, Silvio Berlusconi e Massimiliano Allegri non si sono mai presi: va bene che l’allenatore del Milan negli ultimi venti anni lo aveva sempre scelto il fidato Adriani Galliani (da Terim a Tabarez, da Ancelotti fino a Leonardo), ma il Cavaliere proprio non è riuscito a legare col tecnico livornese, ripreso sin dai primi giorni per i suoi capelli ribelli, orgoglioso e spalle larghe, poche parole e scelte decise ma spesso impopolari. Dopo lo scudetto la riconferma era un obbligo, al secondo posto di l’anno passato susseguì lo smantellamento della squadra tra senatori e big, far rimanere acciughina sulla panchina del Diavolo poteva significare prender tempo, vedere come andava dopo la rivoluzione, affidare a chi già conosceva ambiente e spogliatoio (potato dei rami anche da lui ritenuti secchi), insomma, un rimandare decisioni da prendere in futuro.
In fondo Allegri e Galliani, al contrario, si sono sempre stimati e fu proprio l’amministratore delegato rossonero dopo l’avvio disastroso di stagione ad ancorarlo a Milanello: dopo il ko interno con la Fiorentina Berlusconi aveva deciso, lo voleva via, ma Galliani lo fece riflettere. Questione di immagine, le cose ancora erano recuperabili. E infatti così è stato grazie a El Shaarawy che ha tirato la carretta per un girone, a Balotelli arrivato in piena campagna elettorale e al silenzioso Pazzini, uno che i gol li ha sempre fatti e aveva smania di rivincita. Ma nonostante gli attestati di stima per l’ex allenatore del Cagliari e del Sassuolo arrivano da più parti (i giocatori sono con lui, la curva contro il Catania ha dimostrato di nutrire affetto, Galliani continua a difenderlo nonostante le pressioni dall’alto), Berlusconi ha voglia di metter becco e di scommettere come piace a lui: lo fece ai tempi di Capello, un semisconosciuto messo al timone di una corazzata, vuole rifarlo ora.
Il presidentissimo rossonero ha un solo nome in mente, e non da ora: quello di Clarence Seedorf, che ancora gioca e bene nel Botafogo ma che a una chiamata del suo vecchio datore di lavoro probabilmente pianterebbe in asso i brasiliani e tornerebbe ben volentieri a respirare l’aria di Milanello. Non Inzaghi dunque e neanche Gattuso, due ex bandiere che già hanno mosso i primi passi quali allenatori, ma il suo pupillo di sempre, l’olandese di mille battaglie, e già solo il fatto che venga dai Paesi Bassi risuona come musica nella mente di Berlusconi. Ma perché, perché proprio non gli va giù la gestione tecnica di Allegri? Innanzitutto secondo il Cavaliere passare da un primo a un secondo a un probabile terzo posto vuole dire fine della corsa (al tecnico toscano il contratto scade nel 2014), senza se e senza ma, ma sono le frasi che avrebbe nei giorni scorsi pronunciato a far capire tutti i nodi che non riesce a sciogliere Allegri nella testa di Berlusconi.
“Tatticamente Allegri ci capisce poco“, ma anche “non è adatto e sbaglia sempre formazioni“; ancora “aveva fra le mani la qualificazione col Barcellona ma ha gettato tutto al vento” e dulcis in fundo “perché per colpa sua abbiamo perso Pirlo e ha spinto Pato ad andare via“. Virgolettati non ufficiali ma riportati da diversi organi di stampa, battute berlusconiane non smentite, bordate che potrebbero sancire la definitiva rottura tra i due. Anche perché Allegri cadrebbe in piedi, abbracciando il non poco ambizioso progetto della Roma, e a rischiare più di tutti sarebbe proprio il Milan, che metterebbe sulla panchina un debuttante che non ha come ovvio neanche il patentino. Il dado pare esser tratto e Galliani deve attenersi, suo malgrado: “Tutti i calciatori che hanno aiutato il Milan a scrivere la storia potrebbero entrare in lizza nel giorno dell’addio di Allegri, non confermo o smentisco nulla“. E conoscendo bene il pelato dirigente del Diavolo, uno che ama smentire col sorriso sulle labbra, tutto lascia presagire la fine del rapporto. Allegri via dal Milan a fine stagione, al suo posto Clarence Seedorf.
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