Il giovane centrocampista felsineo ha parlato durante un’intervista di vari temi, dentro e fuori dal campo
Giovanni Fabbian, centrocampista del Bologna, è una delle piacevoli sorprese del Bologna di Thiago Motta. Il giocatore ha parlato per La Gazzetta dello Sport in un’intervista di Walter Veltroni.
DEL PIERO – «I palloni ricoprivano le mensole della mia stanza, il calcio era, è, sarà sempre la mia magnifica ossessione. Da bambino avevo anche molte magliette, che indossavo anche quando non giocavo. Una su tutte, quella di Alessandro Del Piero. Ho una sorella più grande e due genitori fantastici: mio padre nasce idraulico e poi diventa un artigiano imprenditore nel settore della termoidraulica, mia madre una casalinga. Famiglia concreta: lavoro e affetto»
IL PADOVA DI ROCCO – «Ecco, Rocco voleva mio nonno proprio in quella squadra. Ma lui era l’unico maschio di una famiglia contadina in cui c’erano otto figlie femmine. Il mio bisnonno aveva bisogno di braccia nei campi per lavorare la terra e decise, allora si faceva così, che a Rocco si dicesse di no. Mio nonno Gabriele giocava da libero, un ruolo che non c’è più. Era tanto forte ed avevamo la passione per il calcio. Però non ha potuto continuare. Anche mio padre giocava vicino casa, in una squadra amatoriale. I Fabbian da generazioni portano il calcio nel sangue o nel Dna».
IL NONNO OGGI – «Penso sia proprio orgoglioso, felice. Un Fabbian in serie A alla fine ci è arrivato. Segue tutte le partite in televisione e quando farà più caldo verrà anche allo stadio con i miei. Credo che veda sé stesso, nella mia maglietta. Lui è una persona serena, ha faticato tanto e ora si gode la vecchiaia. L’unico consiglio che mi ha dato è di divertirmi, di restare tranquillo. E io lo faccio, i grilli per la testa non ci sono, e se si manifestano, li scaccio».
THIAGO MOTTA – «Con lui mi trovo benissimo. È un maestro di calcio che chiede molto a ciascuno di noi e sa garantire un clima molto bello, molto sereno all’interno dello spogliatoio, in campo e fuori. Sa essere duro, quando serve. E aiuta a migliorare, tecnicamente e tatticamente».
ZIRKZEE – «Ha delle doti incredibili, lo si vede in campo. Ma oltre il rettangolo di gioco ha virtù forse meno visibili, ma per un gruppo fondamentali: è un bravissimo ragazzo, solare, divertente. Come calciatore è molto giovane e ha margini di crescita per me impressionanti».
LA NAZIONALE – «Ora non ci penso, mi sembra tanto, troppo. Ovviamente sarei felice, onorato. La maglia azzurra è il sogno che popola l’immaginazione di ogni ragazzino che spera di giocare al calcio. È quindi anche il mio sogno, ma posso attuarlo solo giocando bene e comportandomi meglio. Così, solo così, questo tipo di desideri si avvera».
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