Con lo sponsor importante di Gilmar Rinaldi (coordinatore delle Nazionali verdeoro e in passato sulle prime pagine in quanto procuratore di Adriano) per Dunga è parso un gioco da ragazzi sbarazzarsi della concorrenza dei connazionali Tite e Muricy Ramalho e rifiutare la proposta della Federazione Venezuelana, avallando dunque un suo ritorno sulla panchina del Brasile in qualità di selezionatore. Il nuovo commissario tecnico dei pentacampeao è stato presentato quest’oggi alla stampa a Rio de Janeiro a quattro anni dal suo allontanamento all’indomani del ko nei Mondiali sudafricani contro l’Olanda ai quarti di finale: fino a quel giorno l’esperienza dell’ex centrocampista di Pisa, Fiorentina e Pescara era stata tutto sommato positiva con 42 vittorie, 12 pareggi e 5 sconfitte, uno zoccolo duro di giocatori fedelissimi e un 4-4-2 che spesso veniva additato come noioso.

Ma dopo la batosta di qualche settimana fa contro la Germania, in Brasile hanno proprio voglia di una squadra quadrata, pragmatica, anche bruttina ma mai indecente come nella disfatta di Belo Horizonte. Con queste premesse i tifosi brasiliani alla fine non hanno potuto che accettare il Dunga-bis, col nuovo commissario tecnico che in conferenza stampa ha spiegato subito che la nuova ricetta sarà quella del lavoro e dell’umiltà:

“Sono felice, molto felice. Ringrazio la Federazione per la fiducia. Lavoreremo insieme con le categorie di base. Non possiamo fare terra bruciata di quello che abbiamo fatto in questa Coppa, la tecnica e le qualità sono importanti, ma la pianificazione è fondamentale. L’obiettivo è il 2018, non possiamo scordarci però la Coppa America che viene prima ed anche le Olimpiadi che saranno in casa, qui, in Brasile. Saneremo le ferite coi risultati, ma questi vengono col lavoro, con la pianificazione. Io non vendo un sogno, il calcio di oggi è competitivo e noi dobbiamo essere umili per capire che non siamo più i migliori ma dobbiamo lavorare molto. Dovremo farlo, per arrivare a conquistare il posto che avevamo prima”.

Come hanno precisato il presidente federale Marin e il già citato Rinaldi, non ha avuto possibilità di scelta perché i due gli hanno quasi “imposto” di ritornare in sella alla Seleçao (anche se molti tra giornalisti e tifosi non hanno accolto benissimo la notizia); a lui l’onere o l’onore di riprendere un discorso bruscamente interrotto durante i Mondiali più attesi, quelli in casa propria:

“I numeri dicono che nel 2010 abbiamo fatto un buon lavoro, nel primo mandato, anche se sono soggetto a fare errori. Cercherò di migliorare in questi aspetti. Come sarà il nuovo ciclo? Bisogna mixare le due cose. Devo riuscire a fare questo, il giusto mix. Dobbiamo mettere i giocatori giovani nel momento giusto”.

Non sarà una sfida facile per Dunga che a settembre dovrà cimentarsi con le prime convocazioni in vista delle amichevoli in terra statunitense contro Ecuador e Colombia.

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ultimo aggiornamento: 22-07-2014