Gigi Buffon ha tanti sassolini da togliersi dalle scarpe dopo l’eliminazione dell’Italia dai Mondiali brasiliani. Il bersaglio del capitano azzurro sono sempre i giovani, che avrebbero dovuto dare qualcosa in più nelle tre gare disputate in Sudamerica. Sceglie il Corriere della Sera Supergigi per dire la sua. E sono parole come al solito pesanti come macigni.
“I giovani non fanno. E non seguono l’esempio dei vecchi che tirano sempre la carretta. Se un calciatore giovane ha talento, non lo mandi in Nazionale dopo tre – quattro partite, ma gli fai arare i campi della serie A. Spesso i giovani vengono caricati di grandi aspettative, ma sotto c’è molta fragilità. Io ho giocato in Nazionale due anni dopo l’esordio e mi sono reso conto che si trattava di un onore e di un impegno non semplici da sostenere. Adesso, un ragazzo dopo tre partite buone è in Nazionale e dà per scontato tutto”.
Difficile non leggere il nome e cognome di Mario Balotelli sotto queste affermazioni. Anche se il Bad Boy bresciano probabilmente non è l’unico bersaglio del portiere, campione del mondo nel 2006.
“Non ho mai avuto paura a esprimermi, spesso le cose mi escono come starnuti. Ho espresso un concetto di cui sono convinto ancora adesso. Ma in 20 anni di carriera, non ho mai attaccato un compagno. Figuriamoci se avrei potuto farlo in un momento come quello, ai Mondiali. Balotelli? Ha 24 anni, non è certo un giovane. Mario è un ragazzo che ha tantissime pressioni, ma se avessi qualcosa da dirgli lo farei in modo diretto. Quando avevo 24 anni, mi dava fastidio quando qualcuno voleva fare il fratello maggiore o il papà con me. I consigli devono darglieli i suoi familiari”.
L’Italia che ha fallito al Mondiale, insomma, non è colpa solo della divisioni tra vecchi e giovani:
“Cosa ha influito? Molti di noi erano logori fisicamente. La vittoria iniziale ci ha illuso. Prima del Mondiale, l’Italia si era fatta apprezzare per il bel gioco, qui sembravamo senza idee. Critica a Prandelli? Per niente. Il mister è una persona perbene e un ottimo tecnico, mi dispiace che si sia dimesso. Ha riavvicinato la gente all’Italia con pazienza, sentimento e volontà. In questo ha vinto. L’idea di proporre un nuovo modo di giocare con gli uomini che avevi a disposizione era giusta. In tre competizioni, siamo arrivati sul podio due volte. Le colpe, in un fallimento come questo, vanno divise tra tutti”.
Lo sfogo finisce così, spezzando una lancia ancora una volta per la vecchia guardia:
“Chi ci chiede di smettere, dovrebbe vedere chi sono ancora i punti fermi. E’ dietro che sta venendo meno qualcosa. Senza riferimenti personali. Buffon bisogna giudicarlo per quello che sta facendo, non per quello che potrebbe fare. Così costruisci uomini, altrimenti vai incontro a figure di m…. Leggo e sento spesso commenti ironici sull’età dei Pirlo, dei De Rossi, dei Buffon e dei Barzagli. Le chiacchiere passano e i fatti restano in campo: a rompersi le ossa per la causa sono sempre gli stessi. Cassano si è comportato bene, con i suoi pregi e i suoi difetti. Sono disarmato di fronte a questo voler seminare zizzania”.
Lo scontro generazionale, però, non l’ha inventato la stampa. E’ venuto fuori subito dopo la sconfitta con l’Uruguay. E’ emersa con virulenza nelle parole dei leader dello spogliatoio. Confermata anche da questa intervista, a bocce ferme, da parte del capitano.
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