Oggi Unai Emery compie 52 anni. Da allenatore dell’Aston Villa sta facendo molto bene: è momentaneamente quinto in Premier League, a un solo punto dalla zona Champions
Oggi Unai Emery compie 52 anni. Da allenatore dell’Aston Villa sta facendo molto bene: è momentaneamente quinto in Premier League, a un solo punto dalla zona Champions, il raggiungimento della quale costituirebbe una grandissima impresa. Arriva da due vittorie di fila davanti al proprio pubblico, con 7 gol rifilati tra West Ham e Luton.
La coppia formata da Watkins e Douglas Luiz ha realizzato 10 dei 26 gol complessivi e, tenendo conto che il suo è il miglior attacco del torneo insieme a quello del Newcastle, significa che la squadra funziona bene, garantisce concretezza e divertimento, promette di vivere un’annata piuttosto intrigante. Insomma, c’è un grande miglioramento rispetto alla precedente annata, dove è entrato in corso d’opera e ha comunque fatto bene, chiudendo al settimo posto.
Al pari di altre che ha trascorso il mister spagnolo, a eccezione della prima avventura britannica con l’Arsenal, quando non è riuscito a portare in bacheca nessun trofeo. Al contrario di quel che è successo altrove, finendo per diventare famoso soprattutto per essere lo specialista dell’Europa League. Un record doppio, il suo; ne ha vinte 3 di fila con il Siviglia, club che ha una vera e propria predilezione per la competizione. E ne ha aggiunta ancora una con il Villarreal nel 2020-21.
Ne è diventato talmente l’uomo simbolo che gli chiedono di commentarla anche quando non vi partecipa e lui, ovviamente, offre un ritratto entusiasta, oltre che veritiero, di una coppa cresciuta di considerazione nel corso del tempo. Nel 2022-23 l’ha valutata così: «Anche quest’anno sarà una sorta di piccola Champions. Basta guardare le squadre: Juventus, Manchester United, Barcellona, Arsenal, Siviglia, Ajax. La Juve è la Juve e ha giocatori importanti. Vincere l’Europa League è allenante anche per la Champions, pensate alla cavalcata del mio Villarreal…». É più che possibile che adesso vada anche oltre: vedendo il recente 4-1 ottenuto in Olanda sul campo dell’AZ Alkmaar, viene il sospetto che adesso anche la Conference League possa entrare nel novero dei suoi obiettivi, promuovendone ancora di più la sua dimensione internazionale. Che già è decisamente importante. Più di un anno fa ultimouomo.com lo definiva un «fenomeno delle partite secche» e tracciava questo identikit: «In campionato si limita al minimo indispensabile, in coppa però si esalta negli scontri diretti. Tutto il suo lavoro pare poter culminare solo nelle sfide contro le singole squadre tra andata e ritorno. Questa sua peculiarità, se così vogliamo chiamarla, lo rende più adatto a una squadra con relative ambizioni in campionato, ma con una rosa abbastanza competitiva per giocare le coppe europee. Emery sembra funzionare quando può studiare e trovare le contromisure adeguate all’avversario, preparare la propria squadra nei minimi dettagli per poter sfruttare poi i momenti delle partite a eliminazione in Europa, un mondo a parte, fatto di partite dentro altre partite. A oggi solo Pep Guardiola (31) e Rafa Benitez (13) sono gli allenatori spagnoli in attività ad aver vinto più trofei di lui».
Nicolò Zaniolo, che gioca attualmente per lui, prima ancora di conoscerlo aveva lasciato intendere quanto fosse importante la fama acquisita dal mister spagnolo in questi anni: «Unay Emery è uno dei migliori allenatori al mondo e per me essere qui è una grande opportunità per mostrare le mie qualità e una grande occasione per fare grandi cose». Parole che fanno da eco a quelle pronunciate da un collega qualificato come Jurgen Klopp quando il suo Liverpool ha incrociato il Villarreal in Champions League: «È un allenatore ossessionato dai dettagli, che si prepara a tutte le diverse situazioni di gioco ed è quel che sta facendo la sua squadra. È un tecnico di livello mondiale». Non resta che osservarlo con attenzione in questi mesi e, nel caso, continuare a parlare di lui, delle sue imprese, della sua capacità di ottenere il massimo, anche se a Parigi non lo pensano, ricordando ancora come in quel caso non gli sia bastato battere 4-0 il Barcellona per evitare una clamorosa eliminazione determinata dalla remuntada per 6-1 al Camp Nou.
Riproduzione riservata © 2024 - CALCIOBLOG