La cosiddetta programmazione è uno dei cavalli di battaglia dell’Udinese, oggi uno dei pochi modelli europei di calcio-profit, fatto con intelligenza e competenza, più ammirati e in qualche modo imitati. Dentro questo “parolone” non ci sono soltanto i calciatori che provengono davvero da ogni angolo della Terra, anche il più misconosciuto, ma anche parti tecniche che coinvolgono l’asset degli osservatori nonché lo staff di prima squadra.
Ecco perché Guidolin, in linea con lo stile Udinese, ha già parlato, convenuto e deciso insieme alla famiglia Pozzo il comune destino già in ottica 2013/14. Ne si è usciti tutti felici, con il tecnico veneto che vuole provare a questo punto un’esperienza estera (Bundesliga in pole, i più ottimisti dicono Borussia Dortmund che perderà quasi certamente il mago Klopp ma i più realisti propendono per le avances inoltrate dal Wolfsburg) per un paio d’anni prima di rientrare a Udine, come concordato, in qualità di direttore tecnico.
A Guidolin è stato chiesto anche un parere circa la successione. Lui, al solito modesto, non ha voluto indicare nomi ma quel che trapela è che avrebbe avallato e caldeggiato la bontà della pista ipotizzata da Larini che porta dritta dritta ad Attilio Tesser.
L’ex allenatore del Novara, con cui ha scritto pagine indelebili del calcio italiano dell’ultimo lustro grazie ai continui salti di categoria, sarebbe una sorta di profeta in patria, con l’unico neo di non essere storicamente un tecnico da “linea giovane”. In questo, però, continuerebbe ad essere assistito da Fabio Viviani (vero delfino di Guidolin che però non seguirebbe il tecnico all’estero) con Di Natale ancora in campo per almeno una stagione.
Oggi come oggi, tutti all’interno del club friulano sono a conoscenza, in linea di massima, di ciò che sta accadendo e di ciò che verrà. Nessuno scombussolamento, perché è ormai dai tempi di Zaccheroni (con pochissime eccezioni) che a Udine i tecnici che si sono susseguiti hanno sempre centrato gli obbiettivi societari e anche qualcosa di più.
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