Si comincia la stagione con l’obiettivo di salvarsi, poi però scivola via un terzo di campionato e ci si ritrova in vetta al campionato: che fare? Nulla di particolare, se non due semplici cose: continuare a lavorare a testa bassa e, perché no, sognare. Chiaro che storie di questo genere, se parliamo di Italia, Spagna e Germania, non potranno mai accadere nei massimi campionati; è la cadetteria la fabbrica dei sogni per eccellenza, con realtà più o meno piccole che a un certo punto decidono di crederci, fare il salto inimmaginabile per andare a sfidare i giganti del calcio (in tale senso Chievo, Eibar e Hoffenheim insegnano). Di acqua sotto i ponti ne passerà ancora molta, nel frattempo però queste tre squadre sono avanti a tutti in classifica, perciò è giusto concedersi il lusso di sperare in un’impresa.
Carpi – Serie B
Nel 2009 stazionava placida tra i Dilettanti, ma i proprietari della Gaudì (noto marchio di abbigliamento) avevano in serbo per l’ennesima squadra di provincia emiliana un progetto ambizioso: tramite la cultura del lavoro, dei giovani e dei bilanci sani, arrivare in alto, molto in alto. Così il duo Bonacini – Marani, con Caliumi presidente e Giuntoli direttore sportivo, hanno costruito tassello dopo tassello una squadra capace di veleggiare in Serie B grazie al gioco spumeggiante (ma sparagnino quando serve, il tecnico Castori in effetti sa come far difendere le sue squadre) e l’entusiasmo di una serie di giocatori che cominciano ad attrarre le attenzioni di molti club: tutti italiani e “con gamba”, i più gettonati rispondono ai nomi di Inglese, Letizia, Concas, Romagnoli e Gagliolo, senza dimenticare il nigeriano (ma italiano di adozione) Jerry Mbakogu, sul taccuino anche di osservatori internazionali.
L’exploit di questa prima parte di Serie B non era preventivata, come ha spiegato mister Castori dopo lo 0-0 col Frosinone, risultato che ha consentito agli emiliani di mantenere la vetta: “Fino ad ora abbiamo fatto bene e speriamo di continuare in questo modo. Non dobbiamo fare voli pindarici, perché siamo una squadra giovane costruita in modo sorprendente. Stiamo confermando nel tempo i progressi ma dobbiamo vivere alla giornata altrimenti si rischia di rimanere scottati“. Gli fa eco il ds Giuntoli: “Non mi ha aspettavo questo exploit dopo un solo anno di esperienza tra i cadetti. La squadra evidentemente ha acquisito la mentalità giusta e ci troviamo in testa direi meritatamente. Abbiamo un gruppo e un allenatore importante che stanno facendo un ottimo lavoro. L’obiettivo però non cambia perché puntiamo ad una salvezza tranquilla“. E dopo Reggiana, Parma, Piacenza, Modena e Sassuolo, l’Emilia ride ancora.
Ingolstadt 04 – Zweite Bundesliga
Non inganni lo 04, questa squadra non ha 110 anni di storia ma appena dieci; nata nel 2004 dalla fusione del MTV Ingolstadt e dell’ESV Ingolstadt, in essa v’erano tutti gli elementi geografici per far parlare di sé: innanzitutto la Baviera, la regione più ricca della Germania, ma la città stessa, che supera i 100mila abitanti, non è sconosciuta risiedendo in essa la sede dell’Audi (che ora fa parte del gruppo Volkswagen) e di MediaMarkt e Saturn, rivenditori di elettronica. Lo stadio, un bel gioiellino di 15700 posti, manco a dirlo si chiama Audi-Sportpark e proprio la celebre casa automobilistica si è messa in testa di emulare il progetto Wolfsburg, un po’ come la Red Bull che con alterne fortune possiede il Salisburgo e il Lipsia (e due club oltreoceano); il presidente si chiama Peter Jackwerth, l’allenatore è austriaco e risponde al nome di Ralph Hasenhüttl, ingaggiato nell’ottobre scorso.
La squadra infatti non navigava in un buone acque, anche allora in Zweite (dove è approdata per la prima volta nel 2008/09) e decise allora di affidarsi all’ex tecnico dell’Aalen, che non solo l’ha condotta a una più che tranquilla salvezza ma quest’anno sfruttando l’abbrivio della passata stagione sta mettendo in difficoltà tutte le big del campionato: due settimane fa la prima e fin qui unica sconfitta a Norimberga (i derby sono sempre indecifrabili), poi nove vittorie e sei pareggi, per un totale di 30 punti, quattro in più del lanciatissimo Eintracht Braunschweig (l’anno passato in massima serie). Le stelle vengono tutte dall’estero, anche se non sono nomi altisonanti ma ottimi mestieranti: a parare e a fare i gol ci pensano i connazionali del mister, gli austriaci Ozcan e Hinterseer, poi a centrocampo operano con successo l’australiano Lockie, il camerunense Matip, il brasiliano Roger e lo statunitense (ma berlinese di nascita) Morales.
Girona – Segunda Division
Osso duro il Las Palmas, gli isolani tallonano i sogni di gloria dei catalani che non sono mai stati in Liga e che quest’anno rischiano seriamente di diventare la quinta squadra della Catalogna a finire sotto i riflettori del massimo campionato spagnolo; oltre a Barcellona ed Espanyol, il glorioso Sabadell e il Tarragona, che circa un lustro fa fece una capatina in Liga salvo poi retrocedere al primo colpo. La città famosa per essere scalo Ryan Air per i vacanzieri che vogliono raggiungere il capoluogo in maniera low-cost, ha un undici che facendo impazzire di entusiasmo gli spettatori dell’Estadi Municipal de Montilivi, undicimila posti a sedere: l’anno passato erano dati per spacciati, condannati a un mesto ritorno in Terciera, poi l’avvento del giovane tecnico Pablo Machin ha ridonato speranza con una salvezza acciuffata all’ultima giornata vincendo contro il Deportivo La Coruna già promosso.
Quest’anno l’obiettivo dichiarato a inizio anno era quello di salvarsi con meno patemi, la squadra però pare aver metabolizzato i diktat di Machin ed è partita col piede a tavoletta sull’acceleratore: sette successi nelle prime dieci partite, poi un paio di battute d’arresto, ora ha ricominciato a vincere. Ma il tecnico dei catalani, una vita passato al Numancia (squadra della sua città, Soria), non si lascia impressionare: “Nel calcio ne ho viste tante, perciò ogni vittoria la consideriamo come tre punti in meno che ci occorrono per raggiungere l’obiettivo, che è la salvezza“, intanto però il Girona continua a segnare risultando il miglior attacco del torneo con 24 reti realizzati, più di un terzo delle quali messe a referto dal vecchio Felipe Sanchon, 32 anni, una vita in Segunda e un sogno comune a tutta la gente della cittadina catalana: sfidare i cugini blasonati del Barcellona al Camp Nou in una partita di Liga da tre punti. Intanto domenica ospiteranno il Barcellona II.
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