L’allenatore Albert Cartier ha allenato il figlio d’arte nel Sochaux ed è stato uno dei primi a credere in lui.
FcInterNews ha intervistato Albert Cartier per parlare degli inizi di Marcus Thuram. “Io e lei a un problema troviamo una soluzione, Marcus ne trova almeno due. In campo e nella vita di tutti i giorni”.
Il ruolo
“Ha iniziato come esterno d’attacco, non come punta centrale, anche se si capiva già allora come gli piacesse ricoprire anche quel ruolo. Noi giocavamo col 4-2-3-1, quindi era perfetto nei tre dietro il centravanti per sfruttare la sua velocità nell’uno contro uno”.
Le caratteristiche
“È solare. Sorride sempre. Non è cattivo, una brava persona. Per lui va sempre tutto bene. Prende le cose così, come arrivano. Non sente mai la pressione. Pensi che una volta, in Coppa di Francia, calciò l’ultimo rigore, quello decisivo, contro il PSG, in giovanissima età, senza farsi alcun problema. Ovviamente segnò e permise alla squadra di passare il turno. Possiede una sicurezza naturale che lo aiuta in tutto. Aveva già fatto lo stesso in Coppa Gambardella, una competizione giovanile in cui si era distinto”.
Miglioramenti
“Io lo vedo meglio come uomo assist, piuttosto che in quello di goleador. Attenzione però, potrà ancora migliorare. Nelle giovanili del Sochaux non difendeva mai. Si fermava e non rincorreva gli avversari. Forse alcuni allenatori avevano quasi paura a riprenderlo su questo aspetto. Con Marcus abbiamo lavorato tanto nei movimenti senza palla. Poi un giorno venne convocato in Under 21. Ricevetti successivamente la chiama del ct di allora che mi disse: ‘Grazie Albert, Marcus Thuram è quello che difende meglio nella mia squadra’. Il ragazzo ha capito l’importanza di questo aspetto”.
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