Se nelle ultime 13 stagioni, il Chievo Verona ne ha trascorse ben 12 in Serie A il merito è indubbiamente del duo Campedelli – Sartori, presidente e direttore sportivo di una società che non perde mai la bussola, neanche in momenti di seria burrasca o di evidente naufragio (come la retrocessione del 2007); anche quest’anno il sodalizio scaligero ha preso delle decisioni importanti, con discrezione eppure polso fermo, salvo poi ammettere di aver fatto qualche errore di valutazione, non esitando a tornare sui propri passi per raddrizzare una situazione che rischiava di scappare via di mano. Il divorzio estivo da Eugenio Corini, già bandiera dei mussi volanti in qualità di geometra del centrocampo, era apparso oscuro ai più, anche se la maggior parte tra addetti ai lavori e tifosi non aveva fatto isterismi: al Bentegodi arrivava Giuseppe Sannino, ottimo sia a Varese, che a Siena che per molti aspetti a Palermo.
Nella stanza dei bottoni clivense non avevano però fatto i conti con un dato di fatto che sembra coinvolgere esclusivamente questa società: ci sono delle alchimie, dei connubi, quasi degli incantesimi che è peccato spezzare. Delneri e Di Carlo, ad esempio, sono due tecnici che sembra siano in grado di esprimersi al meglio solo al Chievo, evidentemente fa parte dell’esclusivo club anche Corini, l’anno passato capace di salvare la squadra con tre turni di anticipo dopo ave ricevuto il testimone proprio da Di Carlo; poi la rottura, Sannino, difeso a oltranza da Sartori, fino all’esonero inatteso dopo due partite senza subire gol (due 0-0) di cui l’ultima contro il Milan. Il ritorno del Genio, gavetta a Portogruaro, Crotone e Frosinone, è sembrata come la classica delle minestre riscaldate: solo apparenza, appunto, perché i vertici clivensi sapevano quel che facevano.
Con il tecnico bresciano in sella, il Chievo non ha conosciuto fino ad ora altro risultato se non la vittoria: subito 1-0 sulla sirena contro l’Hellas nel derby, 3-0 in casa contro il Livorno, qualificazione agli ottavi di Coppa Italia grazie a un secco 4-1 alla Reggina, quindi primo colpo esterno, 1-0 a Reggio Emilia contro il Sassuolo. E così i gialloblu sono passati dall’essere ultimi in classifica con sei punti, all’onorevole bottino di 15 punti in altrettante partite: qual è stato il più lampante cambiamento operato dal nuovo allenatore? E’ presto detto: Sannino insisteva con un 3-5-2 che in realtà assomigliava più a un 5-3-2, non subiva tanto (e ha pagato anche tanta sfortuna e imprecisione sotto porta) ma la squadra non era sicura, come se non riuscisse a metabolizzare il carattere e il credo del proprio condottiero, tenendo bene il campo ma sgretolandosi nei momenti chiave del match.
Corini è tornato in un ambiente che conosceva, lui stesso era apprezzato dall’ambiente, i giocatori sapevano cosa voleva e così non ci ha messo molto a caricarli in vista dell’importante derby (in trasferta, per altro): 4-3-3 con difesa rodata formata da uomini fidati, cioè Puggioni in porta e linea a 4 con Frey, Cesar, Dainelli e Dramé, a centrocampo tre uomini di sostanza nel mezzo con Rigoni (“E’ il mio De Rossi” ha detto Corini pochi giorni fa), più Hatemaj e il “nuovo” Radovanovic, in avanti silurato Paloschi, è stata data piena fiducia a Thereau unica punta supportato da altri due volti per lui nuovi come Sestu e Estigarribia. Un po’ Lippi, un po’ Delneri, qualche spruzzatina di Lucescu, come lui stesso ha dichiarato alcuni dei suoi vecchi allenatori hanno ispirato mister Corini di oggi, che ha rimesso in carreggiata una squadra che un mese fa pareva spacciata e che ora veleggia a metà classifica:
“Se difendi bene, attacchi meglio. Anche oggi siamo stati bravi sotto questo aspetto. All’inizio della gara loro ci hanno messo un po’ in difficoltà; noi siamo stati bravi a chiudere tutti gli spazi e a colpire al momento giusto. Nelle ultime due gare, con Sannino in panchina, il Chievo non aveva subito reti. La retroguardia è uno dei nostri punti di forza. Quest’anno siamo partiti molto in svantaggio; l’importante adesso è non perdere cattiveria in vista dei prossimi impegni”.
Prossimi impegni assolutamente alla portata dei veneti che prima di Natale affronteranno la Sampdoria in casa, quindi il Torino in Piemonte; l’occasione per continuare a stupire, mettendo definitivamente da parte il recente passato quando il Chievo e Corini si erano lasciati un po’ bruscamente, per poi ritrovarsi con amore rinnovato. Come mai tutta questa trafila?
“La cosa fondamentale che mi ha fatto propendere per il ritorno è che conoscevo ben 14 degli elementi della rosa, che mi avevano accompagnato nella passata stagione. L’anno scorso qualcosa si era rotto con la Società a fine stagione, poi il Presidente mi ha chiamato e sono tornato molto volentieri. I motivi veri del mio allontanamento sono molto difficili da inquadrare: questo mestiere è molto complicato, perché spesso i comportamenti possono portare a determinate valutazioni. Sono stato molto vicino alla Sampdoria, ma con il Chievo c’è un rapporto molto particolare”.
L’importante è mettere da parte l’orgoglio sapendo ritornare sui propri passi: bravi Campedelli e Sartori a porgere la mano in un momento di difficoltà, bravo Corini ad accettare di aiutare il Chievo a uscire da una situazione di impasse che cominciava a preoccupare. Ora comincia il vero campionato dei mussi volanti.
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