Antonio Conte si è ormai calato alla perfezione nel ruolo di commissario tecnico della nazionale italiana. Sempre tarantolato in panchina, l’ex allenatore della Juventus, pare molto più equilibrato nelle interviste e sempre orientato a mediare all’interno delle diatribe proprie del campionato italiano. Non vuole intromettersi nelle polemiche tra Juve e Roma e rivela alcuni retroscena di mercato che faranno di certo discutere, come l’interesse per il centrocampista giallorosso Daniele De Rossi, che al primo anno in bianconero avrebbe voluto portare a Torino.
“De Rossi è un esempio e cercai di portarlo alla Juve – ammette Conte a Sky – durante il mio primo anno in bianconero. Ci ho provato ma lui ha sempre pensato alla Roma e l’ha sempre vista come unica squadra italiana. Ha subìto molto la disfatta ai Mondiali ma si è messo subito a disposizione. Lui è un esempio per i più giovani”.
Fa ancora discutere il divorzio dalla Juventus: Conte è andato via al termine di un ciclo di tre scudetti, constatando l’impossibilità a giocarsela con i grossi calibri europei per vincere la Champions League. Troppa distanza tra il calcio italiano e i top club tedeschi, inglesi e spagnoli. Il testimone bianconero è passato nelle mani di Allegri, ma al momento il toscano non sembra essere riuscito a fare meglio di Conte, al meno in coppa:
“La Champions? Mi auguro di vincerla un giorno. Se sarà con la Juventus o con un’altra squadra, questo non lo so. Ora ho altri sogni che sono superiori alla Champions, il mio pensiero adesso è indirizzato esclusivamente alla Nazionale. Perchè non sono ancora andato a trovare Allegri alla Juve? Ci ho provato due volte – rivela – , ma sono stato respinto. Nel senso buono della parola, ovviamente. Sono amici, sarà un piacere andare a trovarli. Se questa è la Juve di Conte o di Allegri? Sono confronti inevitabili dopo tre anni fatti in maniera straordinaria. Adesso, però, è iniziato un nuovo ciclo ed è giusto che questa sia la Juve di Allegri”.
Nonostante siano passate diverse settimane dal big match, di tanto in tanto si odono ancora strascichi della polemica tra Juventus e Roma. Le frasi di Totti, però, Conte conferma di non volerle commentare: il suo ruolo di CT gli impone di non poter più parteggiare per i bianconeri di Torino.
“Oggi sono il ct della Nazionale e tutte queste situazioni le guardo in maniera molto distaccata. Oggi in Italia ci sono solo due squadre e il duello fra Juve e Roma andrà avanti fino alla fine della stagione. Ci saranno altri scontri dialettici”.
A interessare maggiormente il CT è il futuro del calcio italiano, molto indietro rispetto ai principali campionati europei. Come se ne esce? Puntando manco a dirlo sul lavoro e sul “made in Italy”, facendo giocare maggiormente i giovani italiani in prima squadra:
“Purtroppo il calcio italiano paga dei problemi economici che ci mantengono distanti dagli altri campionati. Attraverso il lavoro dobbiamo riguadagnare posizioni che abbiamo perso, nessuno ci regalerà niente per grazia ricevuta. Non bisogna buttare fumo negli occhi dei tifosi. Purtroppo non siamo più un punto di arrivo per i migliori calciatori. Siamo un paese secondario rispetto a Inghilterra, Germania e Spagna. Abbiamo perso un po’ di appeal per tanti motivi, tra cui la violenza negli stadi. Trovi cose in Italia che all’estero non trovi. Mi piacerebbe vedere in Serie A qualche italiano in più, vorrei avere una scelta più ampia”.
Così come alla Juventus, Conte ha un compito arduo in nazionale: ricostruire il dna vincente dopo tante delusioni. I presupposti sembrano esserci, le prime uscite sono molto confortanti, occorre solo continuare a lavorare a testa bassa:
“Se serve un miracolo per vincere l’Europeo? Parlare oggi di vittoria è prematuro, adesso dobbiamo pensare alla qualificazione. Se da me ci si aspetta sempre troppo? E’ inevitabile. Anche alla Juventus è stato così. Io con i bianconeri ho partecipato per due anni alla Champions e il primo anno siamo arrivati tra le prime otto, obiettivo dichiarato per questa stagione, e l’anno dopo siamo arrivati in semifinale di Europa League. Nonostante ciò, le mie avventure in Europa sono sempre state viste come un fallimento. Questo, comunque, per me è un motivo in più per fare bene, uno sprone. Questa è una Nazionale che si sta costruendo. Abbiamo creato una piccola fiammella di entusiasmo ed è giusto che si alimenti. Ci dobbiamo ricordare che si arriva da un fallimento – continua – e se c’erano dei problemi prima non possono essere risolti in due mesi. Siamo partiti bene, proponendo nomi nuovi e abbassando l’età media. La nomination per il Pallone d’Oro degli allenatori? E’ un riconoscimento per il lavoro svolto e una spinta per fare ancora meglio in futuro”.
Infine, una battuta su Mario Balotelli, che Conte fin qui non ha mai chiamato e che in Inghilterra non sta facendo davvero molto per farsi convocare:
“Le convocazioni devono essere meritate. Non c’è preclusione nei confronti di nessuno, ma ogni convocazione deve essere giustificata. L’importante è che chi viene in Nazionale dimostri di volere questa maglia. Pellè? Se è arrivato a questa età in Nazionale vuol dire che ha meritato tutto questo. Tre anni fa faceva panchina al Parma, poi è andato in Olanda ed è cresciuto molto e ora è un giocatore che sta facendo molto bene. L’ho trovato molto più maturo rispetto a quando è andato via dall’Italia”.
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