Si parla da tempo di clausole inserite nel contratto di cessione del pacchetto azionario di maggioranza dell’Inter, passato di recente dalle mani di Massimo Moratti al tycoon indonesiano Erick Thohir. Sembrava ormai che la cosa dovesse essere relegata a “classica leggenda metropolitana”, invece… Ora le clausole sono venute fuori e sono testimonianza diretta dei buoni propositi dell’ormai ex proprietario e del nuovo padrone. Moratti l’aveva detto: verrà garantito il futuro dell’Inter tenendo in alta considerazione il patrimonio dei tifosi. Dopo mesi e mesi di trattative, dunque, i legali di Moratti e Thohir sono riusciti a trovare una serie di compromessi che sono stati inseriti nel nuovo statuto del club, redatto lo scorso 15 novembre.
Come riporta la ‘Gazzetta dello Sport’ di oggi, anche se Moratti detiene solamente il 29,5% delle quote dell’Inter, il suo potere reale è nettamente superiore rispetto a quello ‘su carta’. Moratti dovrà essere interpellato in diversi ambiti, soprattutto sul calciomercato: sotto la supervisione dell’ex patron dovranno passare acquisti e cessioni, rinnovi e comproprietà, se il valore del calciatore in oggetto supera i 20 milioni di euro e l’ingaggio lordo vada oltre i 10 milioni annui. In sede di Cda, prima di prendere una decisione su questi aspetti, non basterà il sì dei cinque rappresentati della proprietà indonesiana, ma servirà anche l’OK di due dei tre soci italiani.
Inoltre, necessiteranno dell’OK del 90% dei membri del cda, decisioni in merito ad aumento di capitale, cessione di beni di proprietà (centro sportivo, sede etc.), eventuali scissioni o spostamenti di rami dell’azienda, e comunque tutti quegli interventi finanziari di elevata portata. Moratti avrà anche diritto di veto sullo sponsor: Pirelli a vita, a meno che non ci sia un nuovo partner portato da Thohir che porterà vagonate di milioni. Non alle sponsorizzazioni con società che abbiano interessi nelle armi, nel gioco d’azzardo e cibi geneticamente modificati. Infine, Thohir e i suoi soci non potranno scendere al di sotto della loro quota del 70% almeno fino al 2016.
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