Il Napoli in caduta libera andrà in ritiro: lo ha deciso il presidente Aurelio De Laurentiis, che al termine della semifinale di Coppa Italia persa in casa contro la Lazio, si è presentato davanti ai microfoni dei giornalisti molto deluso ma al contempo determinato. Il patron del Napoli ha parlato in piedi, senza mai sedersi, lanciandosi in un monologo al centro del quale sono state puntualizzate alcune parole chiave: disciplina, quella che mancherebbe ai giocatori partenopei, e squallore, relativo alle ultime prestazioni in campionato e coppa.
“Voglio disciplina. Non ho mai mancato e neanche ritardato un pagamento. Ho speso 386 milioni in acquisto di giocatori in 10 anni – sottolinea De Laurentiis – ed esigo impegno. E’ giusto che i tifosi siano scontenti e fino alla fine del campionato, se non si cambia rotta, la squadra sarà in ritiro. Che sia una sferzata all’orgoglio. Ritiro a tempo indeterminato”.
Dopo essere stato a lungo terzo in classifica e in lotta addirittura per il secondo posto, il Napoli è scivolato in sesta posizione e ha fallito uno degli obiettivi importanti della stagione, ossia la conquista della Coppa Italia. A giocarsela, in finale, ci saranno Juventus e Lazio, ma al di là della semifinale persa, a De Laurentiis non è piaciuto l’atteggiamento di tutta la squadra nelle ultime settimane. Probabilmente molti considerano la stagione già conclusa? Che stia influendo anche l’incertezza relativa alla posizione dell’allenatore considerato dallo spogliatoio con le valige in mano?
Comunque sia, secondo De Laurentiis se ne esce con una sola ricetta: concentrazione e “super-allenamenti”:
“Come filosofia di club mi dispiace l’idea del ritiro – continua – , ma Napoli è una città piena di distrazioni e questi sono ragazzi. Scambiamo spesso il professionismo con un discorso anagrafico. Sono padre e ho dei figli, e sono stato anche figlio. A 25 anni facevo cose che forse oggi non farei ma che mi sono divertito a fare. Ma tutto il mio lavoro è basato sulla disciplina, tanto che mia moglie dice che lo svizzero in famiglia sono io. Esigo che chi lavora con me e per uno scopo comune, con un impegno nei confronti di tifosi e città, se non si è capace di onorare la maglia che si veste, si va in ritiro. Siccome il ritiro è scomodo in una città come questa, spero sia una sferzata di orgoglio per chi l’orgoglio ce l’ha, come ha fatto vedere nelle partite precedenti”.
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