Massimo De Santis, ex arbitro di Serie A, ha rilasciato oggi un’intervista al ‘Corriere dello Sport’. A distanza di dieci anni dai fatti di Calciopoli, l’ex fischietto ancora non riesce a mandare giù la sua condanna, l’unica tra gli arbitri indagati, ma soprattutto non riesce ancora a spiegarsi tante stranezze relative sia al processo sportivo, sia a quello penale.

“Tutto iniziò nel maggio del 2006 – racconta – . Dovevo andare ai Mondiali, ma quando arrivarono i Carabinieri a Coverciano, capii che era tutto finito. Ci radunarono in Aula Magna per consegnarci gli avvisi di garanzia. Già allora ebbi la sensazione che quella storia era senza sostanza”.

Nonostante siano passati 10 anni dalla vicenda, secondo De Santis la stessa non ha insegnato nulla, il calcio di oggi non è che sia migliore di quelli di allora. Annunciando le dimissioni da dirigente della Juventus, Antonio Giraudo allora ebbe a dire: “Noi togliamo il disturbo, ma vedrete che banditi arriveranno dopo di noi…”:

“Dieci anni dopo – prosegue – , quell’esperienza non ha insegnato nulla. Ancora oggi il calcio conserva lati oscuri. Ma arbitri e partite non c’entrano, anche se al primo errore di un direttore di gara si grida subito al complotto. Il vero problema è di natura economica, sono le plusvalenze che stanno rovinando tutto. L’attuale serie A, paragonata a quella pre-Calciopoli, è poca cosa. Anche dal punto di vista arbitrale”.

Quanto a quella vicenda: ancora tante cose non sono chiare e le sentenze sportive, così come quelle penali, hanno sottolineato l’esistenza di un “sistema condizionante” concludendo però che alla fine nessuna gara e nessuna classifica siano state alterate. Quindi?

“Il campionato 2004-2005 fu regolarissimo – sottolinea De Santis – . Le sentenze sono chiare: nessuna gara alterata. Tutti gli arbitri sono stati assolti. Le uniche tre gare finite agli atti come “taroccate” non sono mai state provate ma solo teorizzate. C’erano falle che né la Corte d’Appello, né quella di Cassazione hanno avuto voglia di scoprire, seguendo la teoria iniziale invece di cercare la verità. Le sim? Io non ne ho mai avute, l’ho provato nella documentazione presentata ai processi. Io unico arbitro a non essermi disincagliato dalle secche dell’accusa? All’inizio fui visto come promotore dell’associazione, poi solo come semplice associato. Si doveva appurare la verità, non incastrare le persone in un teorema figlio dei dossier Pirelli. Dopo il gol annullato a Cannavaro in Juve-Parma mi fu appioppata la nomea di juventino. Ma, stando alle telefonate, io ero proprio l’arbitro che la società bianconera non voleva…”

Tra i lati oscuri delle udienze al processo penale, ci fu anche la storia del video dei sorteggi: all’improvviso, quando doveva essere portato in aula, il filmato sparì e fu sostituito da una sequenza fotografica che è stato provato essere confusa e con diversi errori di persona. De Santis, che quando è stato interrogato dalla giustizia sportiva si è trovato di fronte Borrelli e gli 007 federali che accompagnavano gli arbitri alle partite, si chiede come mai nessuno di loro abbia mai segnalato nulla alla Figc e sia invece dovuta intervenire un’indagine della Procura di Napoli, basata tra l’altro sulle stesse intercettazioni che a Torino erano già state archiviate.

“Calciopoli è nata per colpire Moggi e Giraudo, e se non si fossero dimessi magari avremmo visto un’altra storia. Le intercettazioni protagoniste della vicenda? Sì – ammette – , soprattutto quelle nascoste: “piaccia o non piaccia non ci sono intercettazioni di altre società” fu detto dal pm, invece fossero state messe sul tavolo tutte, forse oggi avremmo un calcio davvero più pulito. La “Combriccola romana”? Solo il nostro polo d’allenamento, alle Tre Fontane o al Forum. Calciopoli non è servita: se oggi un magistrato volesse indagare, ma per davvero – conclude De Santis – , altro che Calciopoli verrebbe fuori…”.

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ultimo aggiornamento: 09-04-2016


Rassegna stampa 9 aprile 2016: prime pagine Gazzetta, Corriere e Tuttosport

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