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Milan, Galliani fiducioso: “Momento no, ma i conti si fanno alla fine, ci siamo abituati”

Il campionato si ferma per consentire alla Nazionale di Cesare Prandelli di onorare gli ultimi due impegni del girone contro Danimarca e Armenia. È quindi tempo dei primi bilanci per le società, i numeri sono fonte di gioia e ottimismo per quelle che sono riuscite, in queste prime giornate, a partire con il piede giusto, diversamente è già tempo di processi e approfondite riflessioni per tutti gli altri, per chi fino ad ora ha visto più ombre che luci. Tra le squadra in grossa difficoltà c’è sicuramente il Milan che sembra ormai essere abbonato alle partenze con il freno a mano tirato. I rossoneri, reduci dalla sconfitta per 3-2 sul campo della Juventus, accusano già un pesante ritardo nei confronti delle prime della classe e oggi hanno dovuto anche ingoiare il boccone amaro delle decisioni del giudice sportivo che ha squalificato Mexes per quattro turni e punito la società con l’obbligo di disputare una partita a porte chiuse.

Peggio non potrebbe andare, eppure Adriano Galliani, intercettato dai giornalisti presso gli uffici della Lega di Via Rosellini, sembra essere moderatamente fiducioso sul futuro del suo Milan. Il dirigente rossonero non ha voluto commentare quanto accaduto a Torino, in merito soprattutto al brutto gesto di Mexes nei confronti di Chiellini, rifugiandosi dietro il classico detto secondo il quale “i panni sporchi si lavano in casa”, così come ha preferito glissare sul giallo rimediato da De Jong, anche lui fermato per un turno da Tosel:

Una multa a Mexes? I rapporti con i giocatori sono questioni interne, non comunichiamo quello che facciamo e vedo che nemmeno i giocatori comunicano quello che eventualmente subiscono. Il giallo a De Jong? Non ho commentato fatti arbitrali molto più importanti, tutti vedono la tv e possono giudicare, mi sono imposto di non dire mai una parola.

Il buon Adriano sembra avere la memoria corta se è vero che il famoso gol di Muntari di due stagioni fa era addirittura finito a fare da sfondo al suo telefonino, evidentemente la doppietta messa a segno dal centrocampista ieri sera ha spazzato via il brutto ricordo. O forse in casa Milan adesso i problemi sono altri, la classifica piange, i numeri per il momento sembrano indicare il disastro un po’ in tutti i reparti, si salva l’attacco ma forse è solo il riflesso di un campionato in cui generalmente si sta segnando molto di più, lo dicono i freddi numeri. Tuttavia l’amministratore delegato invita alla calma, prende atto della situazione ma invita tutti a rifare i conti dopo l’ultima giornata, sperando magari in un exploit come quello dell’anno scorso:

La classifica che conta è quella dell’ultima giornata. Dovevamo andare in Champions League e ci siamo andati, stiamo marciando bene lì. In campionato abbiamo un ritardo grave, ma ci sono ancora 31 giornate. Ora c’è una pausa salutare, alla ripresa recupereremo qualche giocatore importante. Il campionato dura 38 giornate e le conclusioni si traggono alla fine. Con la Juve per oltre un’ora abbiamo fatto una partita assolutamente buona, a metà ripresa stavamo pareggiando e avevamo avuto un’occasione con Robinho. Non so se Balotelli avrebbe cambiato la partita. La sua è una gravissima assenza come grave è quella di El Shaarawy che garantisce una copertura diversa, poi Kakà, De Sciglio e tutti quelli che sono fuori. I 13 gol subiti sono tantissimi, solo Sassuolo e Bologna ne hanno presi più di noi, ma abbiamo il quinto miglior attacco. Credo che bisognerà lavorare sulla difesa ma di gol ne facciamo tanti. Lo scudetto? Non sono un indovino, i numeri ora dicono Roma, Juve e Napoli.

Galliani cerca di salvare il salvabile, magari ripetendo dentro di sé il vecchio mantra che ormai ogni buon tifoso milanista ha imparato a memoria e cioè che “le squadre di Allegri partono sempre lente“. Non è del tutto sbagliato, basta fare un confronto con i numeri della scorsa stagione per vedere che grosso modo la situazione dopo 7 partite non è cambiata granché, è anche vero però che quest’anno quelle che stanno davanti si sono molto rinforzate. Un anno fa a quest’ora il Milan aveva 7 punti in classifica, uno in meno rispetto a quest’anno, e il ritardo dalla prima, la coppia composta da Juventus e Napoli, era di 12 punti, oggi sono 13 ma solo perché la Roma viaggia a punteggio pieno. Rispetto a dodici mesi fa la posizione in classifica è peggiorata di un posto, i rossoneri sono dodicesimi, contro l’undicesimo posto dello scorso anno, ma è un dato che vale poco.

Sicuramente più importante è quello relativo ai gol fatti e subiti, come nel campionato 2012/2013 il bilangio fra gol fatti e subiti è esattamente in parità, ma le reti concesse sono ben 13, quasi due a partita, e non è saggio rifugiarsi dietro il dato del “quinto miglior attacco del campionato”. Sette delle reti complessive sono state realizzate contro le due torinesi, che ne hanno prese due a testa, e contro il Bologna, al termine del pirotecnico pareggio per 3-3, e hanno fruttato in tutto due punti, poi ci sono le tre rifilate al Cagliari alla seconda giornata e quella di Birsa contro la Sampdoria che ha portato in dote una vittoria. Il bilancio viene completato dai due inutili gol, per la classifica, contro Verona e Napoli, insomma a ben vedere non è che lì davanti i rossoneri facciano fuochi d’artificio: sarebbe come celebrare l’Inter per il terzo miglior attacco del torneo non dando il giusto peso al 7-0 rifilato al Sassuolo. Ma questo sicuramente lo sanno, anche se non lo dicono, anche a Milanello.

Il dirigente di Via Turati ha poi commentato con la solita ironia le ultime dichiarazioni di Mourinho a proposito del vizietto di alcuni giocatori, tra cui Balotelli, di lasciarsi andare in area: “Non sapevo che lo avesse detto. Anche se sono due cascatori li prenderei tutti e due, non sono male… Balotelli e Neymar li vorrei entrambi nella mia squadra e uno ce l’ho già”. Galliani conosce il suo mestiere e sa come sviare l’attenzione dai veri problemi, ma di sicuro al Milan si sta ragionando e non poco sull’attuale momento nero. La verità è che questi ultimi risultati giungono tutt’altro che inaspettati, lo sanno i tifosi che quest’anno hanno risposto con molta freddezza alla chiamata alle armi, facendo registrare il numero più basso di abbonati dell’era Berlusconi, nonostante il tanto celebrato ritorno di Kakà.

Di sicuro c’è soltanto il dato sugli assenti, non pochi e tutti molto importanti. Si sente la mancanza di El Shaarawy che l’anno scorso di questi tempi trascinava la squadra praticamente da solo, così come Constant sta facendo rimpiangere e non poco il giovane De Sciglio, per non parlare del vuoto immenso lasciato in mezzo al campo da Ambrosini, l’ex capitano rossonero non era più un ragazzino ma sapeva come trascinare la squadra in momenti di difficoltà come questo. Infine la squalifica di Balotelli, unita ai forfait di Pazzini e del già citato El Shaarawy, ha messo a nudo anche i limiti di un reparto offensivo che, affidato a Robinho e Matri, e apparso piuttosto spuntato e povero di idee. La palla passa ora ad Allegri che in questi quindici giorni spera di recuperare qualche pedina importante e soprattutto di avere il tempo per lavorare, pur senza i nazionali, per provare a raddrizzare una nave che sembra sempre più inclinata e pericolosamente vicina all’affondamento.



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