Le dichiarazioni rilasciate da Iñaki Badiola in un’intervista al periodico di As, Diario, potrebbero scatenare un putiferio in Spagna. L’impresario basco è stato presidente della Real Sociedad nel 2008 e ha raccontato, senza troppi giri di parole, che al suo arrivo ha scoperto che le precedenti gestioni, in particolare quelle che hanno governato il club dal 2001 fino al suo insediamento, avevano fatto uso sistematico di farmaci proibiti. Secondo Badiola nella società si teneva una contabilità segreta per le spese mediche, nei precedenti sei anni sarebbero stati spesi oltre 300 mila euro in medicinali classificati come doping, in quegli anni la squadra di San Sebastian ha raggiunto i migliori risultati della storia, con un secondo posto nella Liga 2002/2003 e la successiva partecipazione alla Champions League dove incrociò la Juventus nella fase a gironi.
Non appena scoperte queste pratiche la nuova società aveva subito provveduto a denunciare e ovviamente a licenziare due medici, Eduardo Escobar e Antxon Gorrotxategi, mentre non si sono fatte indagini sui singoli calciatori, né l’ex presidente ha fatto nomi in occasione dell’intervista rilasciata ai taccuini di As: “Nel 2008 il nostro direttivo ha pubblicamente denunciato i due medici Escobar e Goorotxategi, nelle sei stagioni precedenti alla nostra gestione (i presidenti sono stati Astiazaran, Fuentes e Larzabal) hanno emesso pagamenti in nero per medicine o prodotti che, a quel tempo, erano classificati come doping. Hanno acquistato sostanze che non erano autorizzate. Negli anni della mia presidenza, dal 2008 al 2009, non si sono registrate pratiche mediche sospette, ma abbiamo ritenuto opportuno fare un’indagine sui sei anni precedenti. Il club non ha però indagato su nessun calciatore in particolare, ci siamo concentrati sullo staff medico. Non possiamo fare nomi di calciatori, né possiamo dire se tutti fossero soggetti a quelle pratiche irregolari”.
Sono due gli aspetti che contribuiscono a rendere questa storia ancora più inquietante. Il primo è il legame con l’ormai famoso Eufemiano Fuentes, il medico che ha ammesso di aver aiutato molti ciclisti è che ha sempre ammesso che fra i suoi clienti ci fossero anche atleti di altri sport. In particolare nei suoi documenti compariva una sigla dal significato misterioso, “Rsoc“, che alla luce delle indiscrezioni rivelate da Badiola potrebbe essere un riferimento al club basco. Proprio Fuentes la settimana scorsa interrogato sul significato di quella sigla e sull’eventuale collegamento con la Real Sociedad, aveva risposto ironico: “Chi lo sa… potrebbe anche essere la marca di un buon vino”. L’altro aspetto che non lascia tranquillo il mondo del calcio spagnolo è il coinvolgimento di José Luis Astiazarán, attuale presidente della LFP, la lega che governa il massimo campionato spagnolo, e numero uno del club di San Sebastian dal 2001 al 2005.
Badiola non nutre grande stima per il suo predecessore tanto che non esita a sentenziare: “Non è di certo la persona più adatta a guidare la LFP”. Ma Astiazarán si difende negando con fermezza di essere a conoscenza di pratiche illegali durante gli anni della sua presidenza. Nessun commento è invece giunto dal club. Badiola conclude la sua intervista lanciando una pesante accusa al mondo del calcio colpevole, a suo modo di vedere, di non fare abbastanza per combattere il fenomeno del doping: “Credo che nel calcio il doping non sia necessario come in altri sport, come ad esempio nel ciclismo. Non è necessario per ottenere risultati positivi, ma con tutta questa competitività e con tutti i soldi che girano, la tentazione di cercare di ottenere il massimo dagli atleti e alta. Il sistema è scarsamente regolato, il doping è sempre più avanti, con i dottori che possono nasconderlo agevolmente. Ci sono test delle urine che non rilevano l’EPO, il che denota negligenza e scarsa volontà di rendere pulito questo sport”.
Le parole di Badiola sono ombre nere che si allungano sul calcio iberico. I successi degli ultimi dieci anni hanno sempre scatenato, forse per invidia, molti dubbi negli avversari che non riuscivano a spiegarsi, se non con l’illegalità, la portentosa crescita di un intero movimento che è riuscito a vincere tutto in Europa e nel mondo, andando decisamente contro la propria storia fatta per lo più di delusioni e un eterno senso di incompiutezza. Ma queste sono ovviamente solo illazioni, saranno gli inquirenti a dover cpaire quanto c’è di vero nelle parole dell’imprenditore ex numero uno della Real Sociedad. Certo che le sue parole non possono non scuotere l’ambiente.
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