Leo Messi? Thomas Muller? El Kun Aguero? Il recordman Klose? No, stando a quanto accade solitamente nelle partite secche che decidono i grandi eventi, vincerà chi sbaglierà meno. E non esistessero i cosiddetti episodi, le palle ferme e/o le fantasie arbitrali, allora bisogna guardare alle difese per capire chi potrebbe alzare la coppa al cielo tra Germania e Argentina.
Nel particolare: due linee a quattro, costruite sulla solidità (centrali adattati sugli esterni, vedi Howedes e Rojo) e sue due nomi forti come quelli di Hummels e Garay. Ma anche con due punti deboli, o comunque più farraginosi, rappresentati da una parte dall’utilizzo di Boateng sul centrodestra e dall’altra, nella stessa collocazione, dalla presenza di Demichelis. Giocatori bravi, forti, dirompente uno ed esperto l’altro, ma anche difettosi in alcune letture tattiche (Boateng) e nella rapidità di base (Demichelis).
Ecco qui allora che vengono fuori i veri nomi dei possibili protagonisti, i quali difficilmente si prenderanno i titoli dei giornali, ma che saranno gli uomini chiave per tamponare le falle e dunque per puntellare ed equilibrare la fase difensiva che già ha funzionato sia su sponda tedesca che su sponda argentina. Servirà perfezione. Allora Loew chiederà a Lahm la solita straordinaria prova di attenzione e cucitura: è lui il maestro delle diagonali difensive in casa teutonica.
E’ lui il primo supporto sulle chiusure a Hummels che opererà sul centrosinistra. Alejandro Sabella invece si affiderà alla naturale genialità tattica di Mascherano, talvolta regista metodista, talvolta ultimo uomo, pronto all’occorrenza a raddoppiare gli attacchi frontali a Demichelis, a schermare davanti a lui ed eventualmente a provvedere alle chiusure. Ne sa qualcosa Robben…
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