Ci assomiglia, è vero. Un po’ perché corre come un treno eppure sembra trascinare le gambe, un po’ per il taglio di capelli, un po’ per la posizione in campo. Roberto Pereyra sta conquistando la tifoseria bianconera (e la selezione nazionale argentina) e soprattutto pare non stia facendo rimpiangere il miglior Vidal, al netto anche dei risultati che aiutano nelle valutazioni positive.
Però resta il fatto che Vidal è Vidal, non soltanto nel cuore dei sostenitori juventini. È Vidal perché segna con numeri sopra la media dei grandi centrocampisti europei; è Vidal perché incute timore agli avversari; è Vidal perché recupera vagonate di palloni. Ma certo la strada di Pereyra non può che essere in discesa: Allegri ha fiducia in lui, lo ha dimostrato, aveva scelte alternative.
Però la differenza tra i due è anche alle origini: Vidal nasce e cresce quasi come difensore, ha una spiccata vena al sacrificio, fin esagerato, in ogni zona di campo. Pereyra nasce esterno molto offensivo, riadattato e modellato poi dal sapiente lavoro tattico di Guidolin a Udine, ma difficilmente potrà conquistare doti a tutto campo quanto piuttosto specializzarsi sempre più.
L’argentino però non ha problemi né a destra né a sinistra, Vidal ama il centrodestra oppure, potendo scegliere, il centro del gioco. Alla Juve non lo otterrà, non ce n’è bisogno. E comunque poi il cileno è un trascinatore, con il sorriso, mentre il Tucumano ha lo sguardo dell’operaio, gente comunque che alla Juventus storicamente ha sempre fatto molto bene.
Sono dunque due profili compatibili, tanto più se Allegri prima o dopo opterà per il 4-3-3 o 4-3-2-1 che sia, e allora uno davanti all’altro possono fare sfaceli, a patto che non ne nasca una competizione malsana e che le difese avversarie non siano quelle che chiedono per forza la “giocata assoluta” di un Tevez o un Pogba.
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