Ricordate Edmundo? L’estroso quanto bizzoso attaccante brasiliano con un passato nella Fiorentina e nel Napoli? Ebbene ‘O Animal’, come lo hanno soprannominato da quando ha cominciato a finire sulle prime pagine dei giornali, ha rilasciato una lunga quanto interessante intervista a ‘Playboy Brasil’. Edmundo ha risposto in modo lucido e schietto alle domande del magazine, raccontando le sue verità in merito a diversi momenti topici del calcio dell’ultimo ventennio, a partire dal malore che colse Ronaldo a Mondiali di Francia ’98. Proprio durante quella rassegna iridata, Edmundo fu convocato ma fece principalmente da spettatore, nonostante l’infortunio del ‘titolare’ Romario.

“S’infortunò Romario prima del torneo e io ero convinto di giocare titolare. Ma io ero anche più forte di Ronaldo. Romario, lui sì, era meglio di me. Zico, Rivellino, Paulo Cesar, Caju, un sacco di giocatori hanno fatto meglio di me. Ma Ronaldo – evidenzia – , senza bestemmiare, credo proprio di no”.

È inutile girarci intorno, la modestia non è mai stato uno dei punti forti di Edmundo, che sempre in merito ai Mondiali di Francia 98, ha da fare una puntualizzazione sul malore che colse il ‘Fenomeno’:

“Fui il primo a vedere. Stavamo in stanze attigue – racconta O Animal – , separate solo da una porta. Mi alzai da tavola dopo il pranzo per andare in bagno. In quel momento attraverso la porta aperta vidi Ronaldo con le convulsioni. Era sdraiato e Roberto Carlos era sul letto a fianco con la tv accesa. Aveva le cuffie e non si era accorto di niente. Ronaldo era viola, con la bava alla bocca e il corpo che si contraeva. Uscii di corsa a cercare il medico, che stava in un’altra parte dell’albergo. Tornai ancora di corsa e insieme a Cesar Sampaio riuscii a toglierli la lingua dalla gola per farlo respirare. Quando arrivarono i medici, l’immagine non era più così scioccante. Zagallo e Lidio Toledo accorsero molto dopo, per questo lo fecero giocare lo stesso in finale: non videro come stava prima”.

Molti ricorderanno che il Brasile decise di non rinunciare a Ronaldo nella finale poi persa contro i padroni di casa della Francia. Certo che quanto accaduto intorno all’attaccante brasiliano in occasione di quel malore, rimane circondato ancora dal mistero:

“All’ora della merenda apparve Ronaldo – prosegue il racconto di Edmundo -, faccia triste e a testa bassa. Non mangiò niente e uscì per parlare al telefono nel giardino dietro la sala ristorante. Leonardo richiamò l’attenzione dei medici: ‘Questo ragazzo non sta bene, bisogna portarlo a fare delle analisi’. Un’ora dopo, durante la lezione tattica, ci dissero che Ronaldo era all’ospedale. Zagallo raccontò la storia del Mondiale 1962, quando Pelè non poteva giocare, Amarildo entrò al suo posto e il Brasile vinse. Disse che Ronaldo non avrebbe giocato e io sarei entrato al suo posto. Così scoprii che sarei stato titolare. Zagallo si rivolse a me: ‘Edmundo, questa è la tua occasione’. Andammo allo stadio. Ci cambiammo e al momento di andare a fare il riscaldamento, arrivò Ronaldo, sorridente, dicendo: ‘Gioco. Dov’è la mia roba? Devo giocare’. Si riunirono Zagallo, Zico, il dottor Lidio Toledo, il dottor Joaquim da Mata, e il supervisore Americo Faria. Zagallo mi fece un segno da lontano: ‘Mi dispiace, Edmundo, abbi pazienza’. Vabbé…”.

Allora si parlò di forti pressioni dello sponsor tecnico, ma anche delle Tv e di altri tipi di spinte affinché il Fenomeno giocasse. Questione archiviata per Edmundo, che conferma di aver continuato semrpe a fare il tifo per la propria nazionale. Quanto alla parentesi in Italia, in molti ricorderanno le bizze d’O Animal per andare al Carnevale. Ecco come racconta quegli anni il diretto interessato:

“Il Vasco mi vendette dopo la Coppa America, con l’accordo di trasferirmi solo alla fine dell’anno solare. Nel frattempo arrivarono molte proposte migliori e io feci il possibile per non andare. La Fiorentina non mi sembrava un club così ambizioso. Chiesi di mettere nel contratto una clausola che mi consentiva di tornare in Brasile per il Carnevale, e la Fiorentina la accettò. Mi concedevano tutto. Cominciai andando in panchina, protestai con l’allenatore e lui mi disse che dopo sarei diventato titolare. Nel frattempo la Fiorentina infilò una serie di vittorie. Una settimana prima del Carnevale finii di nuovo in panchina. Ero furioso. Non sopporto chi non mantiene la parola. Comprai un biglietto per andare a casa. Che fosse Carnevale era solo una coincidenza. Zagallo mi telefonò dicendomi che se non giocavo, non sarei andato al Mondiale. Tornai e Firenze e diventai titolare. Cominciai a segnare – ricorda – e a giocare bene. Poi arrivò il Mondiale. Il nuovo allenatore, Giovanni Trapattoni, venne a parlare con me in Francia. Disse che aveva fiducia in me, che sarei stato titolare assoluto. ‘Okay, però adesso voglio un aumento’, gli dissi. Avevo scoperto che Rui Costa e Batistuta guadagnavano molto più di me. E mi diedero l’aumento”.

Da tutti Edmundo era considerato un giocatore ingestibile, uno sempre pronto a fare a cazzotti e amante delle belle donne. Vita da atleta zero, dunque?

“In realtà ho litigato solo con una persona – ammette – , Zago della Roma. E a ballare ci andavo di venerdì, mai il giorno prima della partita. Ok, arrivavo stravolto alla rifinitura, ma non alla partita. E il soprannome non nasce dai miei comportamenti. Fu il telecronista Osmar Santos a usare l’espressione ‘l’animale della partita’. Siccome io spesso ero il migliore, mi rimase quell’etichetta. Adriano, una persona a cui voglio bene, è diventato l’Imperatore. Fa le stesse cagate che faccio io, anche peggio, eppure è l’Imperatore. E pure Luis Fabiano fa molte cagate ed è diventato Fabuloso, favoloso. E io sarei l’animale… Le donne? Ne ho avute tantissime. La prima fu mia cugina Saionara: avevo 13-14 anni, lei 19. Mi prese lei. Era una cosa complicata all’epoca. Ci si baciava tanto, si faceva molto petting, ma non c’erano i soldi per un motel e non c’era una macchina per farci sesso. Era tutto a rischio. Posso dire invece con certezza che con Daniela, la mia prima ragazza che abitava a Guadalupe, consumai davvero. E con grande piacere. Avevo 15 o 16 anni”.

Edmundo, due matrimoni e tanti tradimenti, conferma nel prosieguo dell’intervista di non avere un’amante fissa, sempre tante scappatelle. Tornado per un momento al calcio, tutti in Brasile puntano sulla stella del Barcellona, Neymar, sul quale l’ex viola dice:

“Neymar a livello di Zico? Ci sta arrivando vicino, ma gli manca ancora qualcosa. Deve essere protagonista in una grande squadra. Si parla sempre di Barcellona e Real Madrid, ma il Flamengo di Zico fu protagonista del calcio mondiale. In Brasile si valorizza tutto quello che è straniero. La Champions League sembra qualcosa di interplanetario. Ma va, io là ho giocato e me ne sono mangiati tanti. E’ più difficile giocare in Brasile, a 45 gradi, su campi bruttissimi, con la gente che lancia oggetti in campo. Mettete Iniesta e Messi a giocare a Bangu – conclude – , poi vediamo…”.

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