Enzo Jannacci è morto all’età di 77 anni in una clinica milanese. Il cantautore era malato da tempo, un cancro l’ha portato via. Jannacci ha rappresentato la sua città, Milano, ed era un grandissimo tifoso del Milan. La sua carriera ha inevitabilmente “lambito” il mondo del calcio, come fenomeno di costume utile a rappresentare la nostra Italia.
Sua è la sigla di Quelli che il Calcio il programma di Fabio Fazio che raccontava la Serie A nei tempi in cui non c’erano pay tv, una canzone che è un riadattamento di un pezzo pubblicato negli anni ’70 e scritto da un altro milanista, Beppe Viola, il giornalista sportivo scomparso nel 1982.
Anche se non tutti lo sanno Jannacci cantò insieme a Roberto Vecchioni (interista) l’indimenticabile “Luci a San Siro“, canzone che magari con il calcio non aveva molto a che vedere, ma che è diventata un simbolo di un quartiere della città che è prima di tutto “lo stadio” di Milano. Nella canzone “Se me lo dicevi prima” il verso “E allora sarà ancora bello quando vince il Milan” divenne un coro anche per la curva rossonera. Negli anni 80 la canzone “Mi-mi-la-lan“, oggi praticamente introvabile, fu uno degli inni ufficiali della squadra scritto proprio da Jannacci.
Dopo la diffusione della notizia della scomparsa di Jannacci sono giunte immediate le condoglianze del Milan, un messaggio per nulla di circostanza, sentito.
C’era una volta il Derby, la culla del cabaret. Era il mondo di Enzo Jannacci, una personalità vera, spontanea, originale, estrosa duttile. Amicizie di grande livello artistico e intellettuale le sue: Giorgio Gaber e Dario Fo. Ma la sua avventura si è spesso intrecciata a grandi Milanisti come lui: Beppe Viola, Renato Pozzetto, Teo Teocoli.
E allora sarà bello quando vince il Milan! Quante volte i Milanisti hanno fatto il coro al grande Enzo sul ritornello di questa celeberrima canzone. Cantautore e cabarettista, attore e cardiologo, Enzo, figlio del Liceo classico Manzoni di Milano, lascia a tutti noi e all’unico figlio Paolo una grande, grandissima, eredità.
Ciao Enzo!
Non possiamo che unirci al saluto.
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