Dopo aver trascorso un periodo di silenzio necessario per far calmare le acque intorno a sé, Fabrizio Miccoli, ex attaccante del Palermo e attualmente in forza al Lecce, ha scelto di tornare davanti ai microfoni, intervistato dalla trasmissione di Italia 1, Lucignolo 2.0, in onda domani sera alle ore 21:10.
Come già sappiamo, nel maggio scorso, il giocatore 34enne è stato accusato di estorsione e di accesso abusivo a un sistema informatico ma ciò che ha procurato maggiore scandalo sono state una serie di intercettazioni nelle quali Miccoli si è lasciato andare a pesanti insulti all’indirizzo di Giovanni Falcone, magistrato assassinato da Cosa Nostra.
L’intervista di Miccoli è ovviamente incentrata su questo episodio che ha praticamente distrutto la reputazione del giocatore, fino a quel momento considerato un esempio per i giovani grazie soprattutto alle tante iniziative di beneficenza organizzate.
Il calciatore, che attualmente milita nella Prima Divisione della Lega Pro, ha confessato la difficoltà che sta vivendo nel recuperare la sua immagine, ormai irrimediabilmente compromessa. Queste sono state le sue principali dichiarazioni:
Mi fa male quando mi urlano mafioso dagli spalti. Giustifico i tifosi dicendo a me stesso che lo fanno perché vogliono innervosirmi. Io ho sempre sognato di fare il calciatore, non il mafioso. Chiedo ancora scusa per quello che ho detto. Non voglio alibi. Ho detto una frase non pensata. Vorrei organizzare partite benefiche per raccogliere fondi, qualunque cosa. Se la sorella di Falcone volesse, io ci sono. Questa situazione è la cosa più brutta che mi sia capitata nella mia carriera.
Il pensiero fisso di Fabrizio Miccoli sembra essere proprio questo: riuscire ad ottenere un incontro con Maria Falcone, sorella del magistrato, e scusarsi per la frase incriminata ascoltata nelle famigerate intercettazioni (“Quel fango di Falcone…”).
Miccoli ha dichiarato che finora i suoi tentativi di mettersi in contatto con la donna non hanno avuto l’esito sperato forse perché i tempi non sono ancora maturi. Il giocatore, però, si è mostrato pronto a fare qualunque cosa pur di poter rimediare a questo errore.
Miccoli ha definito la vile frase su Falcone “una frase non pensata” e “una frase involontaria detta alle cinque del mattino”, ha aggiunto che andare via da Palermo è stato molto doloroso e ha ringraziato pubblicamente sua moglie per essergli rimasta vicino in quel periodo difficile.
Il calciatore, che ha anche dichiarato di aver aperto una scuola calcio a Lecce che si impegna a tenere 180 ragazzini lontani dalle strade, in questo processo di redenzione, però, si è complicato la vita, scegliendo di difendere pubblicamente il discusso Diego Armando Maradona.
Fabrizio Miccoli, che ha comprato personalmente l’orecchino che la Guardia di Finanzia confiscò a Maradona (“Spero che Equitalia non me lo sequestri”), ha dichiarato che l’ex campione argentino è una persona “squisita e disponibile” e che non parlerà mai male di lui.
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