Carlo Tavecchio ha parlato in conferenza stampa dopo aver preso la decisione di rassegnare le dimissioni, spiegando le ragioni della sua scelta. Ad indurlo a fare un passo indietro è stato “il tradimento” dei componenti della Lega Dilettanti presenti in Consiglio, che non garantivano più il sostegno alla sua presidenza. Tavecchio non ha nascosto dispiacere e rabbia, soprattutto per il clima nel quale ha maturato la decisione di gettare la spugna: “Ho rassegnato le dimissioni e per mero atto politico. Siamo arrivati a un punto di grandi speculazioni. Si prendono decisioni gravi quando il soggetto più importante, la Serie A, e la Serie B non ci sono. La Serie B eleggerà i propri rappresentanti il giorno 23, la Lega A il 27. Per otto giorni sembrava la tragedia mondiale del calcio italiano. Ho parlato con quattro allenatori, ma mettergli in bocca che non venivano in Figc per Tavecchio è una falsità, una menzogna. Quando oggi ho avuto la sensazione che la mia componente (la Lega Dilettanti, ndr), nella quale ho vissuto per 18 anni, ha fatto considerazioni che non promettevano sostegno, non ci ho pensato un attimo e mi sono dimesso per un atto politico e non sportivo. Carlo Tavecchio paga per avere scelto Ventura. Abbiamo perso il Mondiale ed è qualcosa che diventa tragedia“.
Rispondendo alla domande dei cronisti, Tavecchio ha rivendicato quelli che considera i suoi meriti: “Colpe? Non essere intervenuto nell’intervallo della partita di Milano per cambiare l’allenatore. L’Italia meritava il mondiale io ce l’ho messa tutta ma non so tirare i rigori. Abbiamo attivato i centri federali, la riforma dei campionato giovanili, la riforma del calcio femminile, abbiamo una gestione di bilancio che fa invidia a chi è quotato in borsa. Tutti i 240 ragazzi che hanno lavorato per la Federazione e che lavora è gente di valore. Abbiamo realizzato la ristrutturazione completa di Coverciano e introdotto la Var. Nel 2014 fui il primo a scrivere a Blatter per la Var. Il primo fu Biscardi, il secondo Tavecchio. Non dimentichiamo i risultati delle Nazionali giovanili. Io ho sempre guardato gli uomini in faccia. Se avessimo fatto un gol, Tavecchio era un grande, resto 161 cm. Io non giudico nessuno e non voglio parlare di tradimenti, ognuno fa le proprie scelte politiche. Io parlavo di maggioranza che mi ha eletto“.
FIGC, Tavecchio si è dimesso
È durata solo 15 minuti la seduta del Consiglio Federale in FIGC perché è arrivata la notizia più attesa dopo l’eliminazione dell’Italia negli spareggi per Russia 2018: Carlo Tavecchio ha presentato le sue dimissioni. Almeno stando alle indiscrezioni della vigilia, oggi il Presidente avrebbe dovuto presentare il suo nuovo piano per il rilancio del calcio italiano, ma ha rinunciato al suo intento. Troppe, evidentemente, le pressioni che sono arrivate dall’esterno; su tutte quelle di Malagò e Lotti.
La riunione è iniziata con le dichiarazioni di voto delle varie componenti, ma non c’è stata una votazione di sfiducia perché Tavecchio ha anticipato tutti lasciando la Presidenza di sua iniziativa. Stando ai calcoli aggiornati a ieri sera, Tavecchio poteva contare su 10 voti a suo favore, 3 in più rispetto alla “minoranza” che invocava le sue dimissioni. Non è chiaro se ci siano stati dei ripensamenti o se invece Tavecchio abbia cambiato idea a prescindere dalla sfiducia di parte del consiglio federale.
Queste le parole di Tavecchio in Consiglio riportate dall’Ansa: “Ambizioni e sciacallaggi politici hanno impedito di confrontarci sulle ragioni di questo risultato. Ho preso atto del cambiamento di atteggiamento di alcuni voi. Le dichiarazioni che si sono susseguite nelle ultime due ore hanno impedito alle due Leghe maggiori di partecipare un dibattito che investe anche loro. Ho preso atto del cambiamento di atteggiamento da parte di alcuni partecipanti alla riunione di mercoledì. Nonostante il documento che mi hanno richiesto e condiviso, non sono disposti nemmeno a discuterlo“. Al termine di questo amaro commento, Tavecchio ha chiesto a tutti i componenti del Consiglio di dimettersi: “le dimissioni di tutto il consiglio, me per primo“.
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