Lunga intervista dello storico capitano del Milan al Corriere della sera in cui l’ex numero 6 parla a 360 gradi tra esperienze di vita ed il calcio come filo portante
Nel mondo del calcio, poche figure esercitano un fascino eterno come quella di Franco Baresi. Vicepresidente onorario del Milan ed ex capitano leggendario, la sua è una vita consacrata allo sport, impreziosita da aneddoti che spaziano da incontri con icone globali fino a riflessioni profonde sul significato della vita dopo aver appeso le scarpette al chiodo.
La sua recente intervista si dipana tra ricordi, esperienze e osservazioni sul calcio attuale, offrendo uno spaccato unico della mentalità di chi ha vissuto da protagonista la storia di questo gioco.
Viaggi, calcio e umanità
Baresi ci porta in un viaggio che attraversa continenti, dalla Mongolia, dove il suo nome doveva battezzare uno stadio in una mossa elettorale poi mai realizzata, fino all’Amazzonia, descrivendo il frastuono della foresta come qualcosa di più assordante di un derby. Questi racconti mettono in luce non solo l’amore e il riconoscimento che Baresi riscontra a livello internazionale, ma anche la sua capacità di valutare l’essenza profondamente umana e unificante del calcio. Le sue esperienze, dalla visita in oncologia pediatrica in Algeria con la commovente vicenda di Ribery al toccante incontro con i bambini nella zona di Fukushima, confermano il potere di questo sport di alleviare le sofferenze e unire le persone oltre ogni barriera.
Riflessioni sul campo
Il dialogo prosegue con ricordi emblematici, come la sconfitta ai rigori contro il Brasile nel ’94, la serenità con cui Baresi guarda al proprio errore e all’importanza di Roberto Baggio, per arrivare alla sorpresa per un selfie richiesto da Pelé. Di una semplicità disarmante, queste storie raccontano un calcio fatto di emozioni pure e di rispetto reciproco, valori che Baresi ha sempre portato in campo e fuori.
Il calcio italiano e la formazione dei giovani
Baresi non si sottrae dall’analizzare il presente, riflettendo sulle differenze tra le generazioni passate e il mondo sportivo odierno. Affronta temi delicati, come la pressione sui giovani talenti e l’evoluzione del calcio, senza tacere le proprie preoccupazioni. Su Camarda, ad esempio, Baresi è positivo: “I ragazzi oggi sono più svegli, ma hanno più pressioni e aspettative: devono essere bravi a non farsi schiacciare. E lui è un ragazzo molto regolare ed equilibrato”.
Un legame indissolubile con il Milan
L’affetto e la stima reciproca tra Baresi e Berlusconi emerge con forza, così come il rispetto per tecnici che hanno segnato la storia del club rossonero e del calcio in generale. La sua visione del ruolo che il calcio può e deve avere nella società, come strumento di inclusione e veicolo di valori positivi, traspare da ogni racconto.
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