Manolo Gabbiadini sente in cuor suo di essere pronto per una grande squadra come il Napoli. Sente evidentemente che il suo tempo è venuto, contrariato anche dalle mancate convocazioni in Nazionale (dove ci stanno andando un po’ tutti) oltre che dall’apparente indifferenza della dirigenza juventina che lo volle a tutti i costi quando fu decisa la sua uscita da Bergamo. L’attaccante ha l’argento vivo addosso, in senso buono e meno buono, tant’è che perfino Sinisa Mihajlovic (anche contro il proprio interesse) è arrivato al punto di fargli staccare un attimo la spina facendogli anche respirare l’aria della panchina.
Ma andiamo con ordine.
Manolo Gabbiadini è uno dei papabili predestinati del calcio italiano nel ruolo che più affascina pubblico e critica. Un ruolo però nel quale devi fare la differenza e puoi giocare per te stesso soltanto se arrivi ai livelli di Ronaldo, Messi e Robben. Per dire, neppure Rooney e Tevez possono permetterselo. Gabbiadini deve pensarla così se non vuol fare la fine di un Nicola Amoruso qualunque, calciatore che a 20 anni in Serie A era di quelli che “un giorno non ce ne sarà più per nessuno”.
Dalla sua Gabbiadini ha la famiglia giusta e la testa giusta, ma i complimenti nel calcio si conquistano e non li si hanno per diritto acquisito. La verità è che Manolo ci è rimasto male e vuole fortemente ciò che sente forse gli sia stato negato un anno fa, quando il Borussia Dortmund fece di tutto per portarlo in Bundesliga. Toccò invece 12 mesi più tardi a Ciro Immobile, un salto che risultati a parte gli garantisce pecunia, visibilità internazionale e grosse chance in Nazionale.
Non sarà questione di invidia, per carità. E’ però questione di “sentirsi pronti”. Ma Gabbiadini è pronto per Napoli? Si, no, forse. Una piazza che non ha in quel reparto il suo grande problema, dove entri in collisione con gerarchie acquisite, dove a pieno organico fa panchina anche un giocatore del livello del belga Mertens.
A meno che Gabbiadini non si senta totalmente una prima punta, al che vale il discorso per cui Benitez ne usa una soltanto alla volta. Il primo si chiama Higuain e, salvo cessioni future, vuol dire vivere e convivere comunque nell’ombra. Attenzione in ogni caso all’equivoco: Gabbiadini non è e mai sarà l’alter ego di Insigne.
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