Alla vigilia dell’importante partita contro il Milan, Rudi Garcia in conferenza stampa ha provato a sfuggire alle domande sulla sua squalifica per due giornate dopo i fatti di Genova (in questi minuti viene ascoltato alla Corte di Giustizia Federale per il ricorso – la sensazione è che la pena sarà sospesa in attesa di ulteriori chiarimenti) con l’arma del sarcasmo. L’allenatore della Roma infatti ha raccontato:
Nel tunnel c’era una persona che non conosco, che sembra essere uno steward, prima gli ho dato una bastonata al ginocchio, poi ho preso la pistola e gli ho sparato al piede. Non posso dire nulla perché oggi c’è un ricorso, ma ascoltateci bene: più ci daranno fastidio, più lotteremo. Più ci attaccheranno, più combatteremo. In 18 mesi di stadi italiani almeno 2 volte ci siamo sentiti in pericolo, vanno protetti gli arbitri, ma anche i giocatori e gli staff. Adesso però capitolo chiuso.
Ed invece poco dopo Garcia ha ribadito il suo stupore per la squalifica comminata ai suoi danni perché “sono stato condannato senza che nessuno mi abbia ascoltato ed è una cosa mai vista”. Quindi, stuzzicato dai giornalisti sulle dichiarazioni di Nedved (“A Roma parlano, la Juve lavora”) e di Allegri (“Garcia, chi?”), il tecnico francese ha risposto:
Non ho sentito quello che hanno detto Nedved e Allegri e non me ne frega niente. Io penso alla mia Roma. Siamo secondi in classifica, la nostra ambizione e la nostra voglia sono sempre uguali, abbiamo 3 competizioni, ma quella più importante per me è il campionato anche perché è la strada più corta per tornare a fare la Champions. Vogliamo vedere di nuovo grandi squadre all’Olimpico, magari meno grandi di quelle che abbiamo visto nel girone. Dobbiamo uscire dalla quarta fascia, anche per questo sarà importante fare bene in Europa League.
Riproduzione riservata © 2024 - CALCIOBLOG