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Gatti raccontato dal suo ex direttore Fassoli: «In futuro diventerà un giocatore importante per la Juve» – ESCLUSIVA

Pietro Fassoli, ex direttore del Verbania, ha raccontato Federico Gatti nell’intervista esclusiva di Juventusnews24

Il marchio di Federico Gatti su Juve Sporting ma non solo: quello su un momento importante per il difensore classe ’98. Dopo un inizio di stagione di adattamento e caratterizzato da uno scarso minutaggio, il centrale ha saputo cogliere il suo momento, diventando piano piano titolare di questa Juventus a suon di prestazioni positive. E Gatti è stato raccontato, in esclusiva a Juventusnews24, da Pietro Fassoli, direttore generale che nella stagione 2018-2019 notò Federico con la maglia del Pavarolo e lo portò nel suo Verbania.

Direttore, quanto orgoglio c’è anche da parte sua dopo il primo gol di Gatti con la Juventus? Lo ha sentito, gli ha scritto dopo la partita

«È sempre un motivo di orgoglio e di soddisfazione. Le soddisfazioni per noi sono quelle, la fortuna sulla strada di trovare certi giocatori. Sono soddisfazioni grosse. Lui sa già cosa fare, è talmente una persona matura… L’ho visto ultimamente e l’ho visto più convinto di prima, dei suoi mezzi. È molto difficile perché la categoria è importante. Lui ha avuto una personalità forte: bisogna dirgli bravo, non so quanti al suo posto ci sarebbero riusciti. Dopo un mese e mezzo che non giocava, dopo aver fatto male quando ha giocato, alla fine si è allenato e ora sta trovando la sua forza. Ha avuto una grande personalità».

Lei si aspettava questo tipo di stagione da parte sua Un periodo iniziale di adattamento, poi piano piano entrare con forza tra i titolari?

«Sì, io lo immaginavo anzi speravo che all’inizio non giocasse. L’ho sempre detto. Però alla fine è capitato anche un momento particolare della squadra ma è tutta esperienza. Quello che conta però è adesso, non ha ancora fatto niente: il difficile inizia ora».

Parlando del suo percorso di crescita, qual è l’aspetto in cui vede Federico più maturato in questa stagione?

«Secondo me nella marcatura, lo vedo più convinto. Ha un allenatore che gli può insegnare tutto. In marcatura lo vedo più attento, soprattutto in area di rigore. Deve velocizzare nel passaggio ma quello non è facile, ci vuole tempo. Diamogli un attimo di tempo, deve ancora crescere»

Massimiliano Allegri, dopo Juve Sporting, ha dichiarato che qualcuno aveva giudicato troppo presto il fatto che Gatti non fosse da Juventus. Lei che idea si era fatto al momento del suo approdo a Torino?

«Io mi sono spaventato un attimino… Conoscendo lui sapevo che avrebbe potuto avere un attimo di difficoltà all’inizio. Ma la sua storia è questa: all’inizio ha sempre un periodo di adattamento per mettersi al pari degli altri, deve conoscere l’ambiente. Federico è un ragazzo molto sensibile, deve essere integrato all’interno del gruppo altrimenti patisce. Da noi (Verbania ndr) appena arrivato era il terzo difensore centrale ma dopo un mese era già diventato titolare. Alla Pro Patria uguale, al Frosinone addirittura è arrivato lì e ha mandato via gli altri. La sua storia è questa: ha bisogno di tempo ma quando prende la condizione va. D’ora in poi, però, non è facile, non bisogna esaltarsi troppo».

Parliamo del primo Gatti, quello che lei ha scovato col suo Verbania. Ci racconta quella partita contro il Pavarolo di Federico e cosa la impressionò di lui tanto da portarlo nel suo club?

«Io lo vidi all’andata in cui giocò a centrocampo e ci fece anche gol. Al ritorno giocò difensore centrale e dissi “Questo è un giocatore”. A fine partita allora l’ho chiamato fuori, l’ho aspettato fuori dallo spogliatoio. Lui mi dice “Eh ma io lavoro”, allora gli ho risposto “Facciamo una cosa, vieni su da noi, ti diamo un appartamento. Noi ci alleniamo di pomeriggio, secondo me dovresti provare a diventare un giocatore”. Lui ci ha pensato su e mi ha detto poi che andava bene, l’ho convinto. Ed è andata così».

Com’era Gatti in quegli anni? Che tipo di giocatore era ma anche che ragazzo era fuori dal campo?

«Si vedeva che aveva una forte personalità, anche se era giovanissimo, ed una buona tecnica. Fuori dal campo è sempre stato un ragazzo a posto, anche nello spogliatoio molto rispettoso. Molto rispettoso dei ruoli: si lamentava quando i giovani rispondevano all’allenatore, li riprendeva quando prendevano troppa confidenza con me. Si vedeva già che voleva arrivare, voleva arrivare a tutti i costi».

C’è un episodio particolare che vuole ricordare o che ha più a cuore insieme a lui?

«Mi viene in mente un video in cui abbiamo festeggiato la vittoria del campionato nell’ultima partita. A parte i festeggiamenti, ma quando vinci è facile, ci sono diversi ricordi. Lui quell’anno doveva andare alla Cavese, ma era un po’ titubante. Ed è andato senza avvisarmi, e io me la sono un po’ presa. Io gli ho detto: “Tu non devi andare a provare. Perché se vai a provare, alla tua età, in una società di C non ti fanno giocare perché fanno giocare i prestiti. Tu vai lì e non ti calcolano”. Mi avevano chiamato anche altre due squadre di C che volevano vederlo ma io ho detto di no: se lo prendete lo prendete, ma a vedere io non ve lo mando. Abbiamo avuto un po’ di discussione ma alla fine ha capito. Ora mi dice che abbiamo fatto bene a fare così perché era il momento giusto. Nella vita secondo me sono tutti tasselli: se in quel momento fosse andato in Serie C senza fare l’inter-regionale magari non sarebbe riuscito a sfondare. Perché aveva bisogno ancora di apprendere, di farsi un po’ di conoscenza del ruolo perché aveva solo fatto un anno da difensore centrale. Andare in C mi sembrava troppo».

Ritornando e chiudendo sulla Juve. Crede possa ritagliarsi uno spazio sempre più da protagonista da qui in avanti a Torino? Anche in ottica futuro…

«Conosco gli altri giocatori da fuori ma non conosco le dinamiche. Nel futuro diventerà un giocatore importante per la Juve, questo glielo garantisco. Non so se ritaglierà degli spazi adesso, ma in futuro diventerà importante per la Juventus e di questo sono sicurissimo».

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