ore 19:22 – La Questura di Roma ha reso note le motivazioni dei due Daspo inflitti a Gennaro De Tommaso (Genny ‘a carogna) e Massimiliano Mantice. I due ultras hanno ricevuto 3 anni a testa di Daspo per aver scavalcato sabato sera le barriere dello Stadio Olimpico di Roma. Due anni in più a De Tommaso per “striscioni o cartelli incitanti la violenza o recanti ingiurie o minacce”, in riferimento dunque alla maglietta ‘Speziale Libero’. Questa seconda motivazione, a parere di chi scrive, difficilmente reggerà davanti ad un giudice del TAR in caso di ricorso da parte dell’interessato. Questo il comunicato della Questura di Roma che ha emesso i due provvedimenti amministrativi:
E’ stato notificato quest’oggi a due tifosi napoletani, Gennaro De Tommaso classe 76, e Mantice Massimiliano classe 70, il provvedimento di Daspo emesso dal Questore di Roma.
Gennaro De Tommaso, per il quale il provvedimento ha la durata di 5 anni, è responsabile della violazione riguardante l’esposizione di “striscioni o cartelli incitanti la violenza o recanti ingiurie o minacce” e lo “scavalcamento e invasione di campo in occasione di manifestazioni sportive”.
Per quest’ultima violazione è responsabile anche Mantice Massimiliano, per il quale il provvedimento ha la durata di tre anni.
I due tifosi erano stati ripresi dalle telecamere mentre erano seduti sulla cancellata che separa gli spalti dal campo di gioco nel corso della finale di Coppa Italia.
Intanto secondo quanto riferisce il giornalista Francesco Marciano di Kiss Kiss Napoli, il primo ad annunciare la notizia del Daspo ai due tifosi partenopei, sempre via twitter ha fatto sapere che la Procura di Roma avrebbe aperto un indagine a carico di Gennaro De Tommaso con l’accusa di ‘istigazione a delinquere’:
Procura di Roma starebbe indagando su #GennaroDeTommaso per istigazione a delinquere.
— Francesco Marciano (@FrancscMarciano) 6 Maggio 2014
6 Maggio 2014, ore 19:10 Notizia dell’ultimissima ora. Come anticipato nei giorni scorsi dal Ministro degli Interni Alfano è stato emesso un Daspo di 5 anni per l’ultras del Napoli Gennaro De Tommaso, conosciuto con il soprannome Genny ‘a carogna, che a Roma, in occasione della finale di Coppa Italia, indossava una maglietta con la scritta ‘Speziale Libero‘. La notizia è stata annunciata in anteprima su twitter da Francesco Marciano, giornalista napoletano di Radio Kiss Kiss.
ESCLUSIVA Ufficiale: #Daspo per Gennaro De Tommaso. Seguono aggiornamenti.
— Francesco Marciano (@FrancscMarciano) 6 Maggio 2014
Al momento non sono ancora chiare le motivazioni del provvedimento emesso nei confronti di Genny ‘a carogna ed anche di Massimiliano Mantice, altro ultrà napoletano, per il quale il Daspo è di 3 anni. Sarebbe paradossale se il provvedimento fosse stato emesso solo per la maglietta ‘Spaziale Libero’, perché sarebbe chiaramente in contrasto con la libertà di espressione garantita dalla Costituzione. Un Daspo con questa unica motivazione sarebbe certamente bocciato con un ricorso al TAR.
Discorso ovviamente diverso se il Daspo fosse stato emesso per la rissa ed il successivo pestaggio di Daniele De Santis, l’uomo accusato del tentato omicidio di Ciro Esposito, oppure anche se fosse stato emesso per il superamento delle barriere tra tribune e campo dello Stadio Olimpico di Roma. La questione non è ancora chiarissima, ma l’unica cosa sicura è che oggi Genny a’ Carogna non potrà assistere al match Napoli-Cagliari.
Genny ‘a carogna | l’intervista de ‘Il Mattino’
Oggi ‘Il Mattino’ di Napoli propone un’intervista in esclusiva a Gennaro De Tommaso, alias Genny ‘a carogna, che si è fatto notare, per così dire, prima del fischio d’inizio della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. L’inviato de ‘Il Mattino’ ha incontrato nei vicoli di Forcella il capo ultrà della Curva A napoletana che sabato indossava la maglietta con la scritta ‘Speziale Libero’ in sostegno di Antonino Speziale, condannato a 8 anni di carcere per l’omicidio preterintenzionale del poliziotto Filippo Riciti, morto a seguito di un trauma epatico causatogli da un aggetto contundente durante i disordini che hanno preceduto il derby Catania-Palermo del 2 febbraio 2007.
L’opinione pubblica ha puntato il dito contro l’ultrà napoletano sceso sulla pista d’atletica dell’Olimpico di Roma, scavalcando indisturbato le balaustre, per parlare con Marek Hamsik ed anche con i dirigenti della Digos prima del fischio d’inizio della partita. Genny ‘a carogna ha dato la sua versione dei fatti su quanto è accaduto nei minuti che hanno preceduto l’inizio della partita:
«Quelle che sono state scritte sono tutte sciocchezze. Hamsik è venuto da noi solo per rassicurarci sulle condizioni del nostro amico, per dirci che stava meglio, che poteva farcela. Lo stesso messaggio che ci hanno dato le forze dell’ordine. Noi abbiamo parlato con tutti con calma e rispetto, senza minacce o provocazioni. Non c’è stata alcuna trattativa tra la Digos e la curva partenopea sull’opportunità di giocare o meno la partita. Il resto sono invenzioni dei giornalisti».
Quindi nessuna trattativa?
«Ovviamente no. Quello che è successo sabato è inaudito, non era mai accaduto che qualcuno sparasse ai tifosi. Di tutto questo sembra non importare niente a nessuno. Ma a noi sì, a noi interessa. Ed è per questo che abbiamo deciso di rinunciare alla coreografia che avevamo organizzato e che ci era costata quindicimila euro. E la stessa cosa hanno fatto anche i supporter della Fiorentina. Come avremmo potuto srotolare gli striscioni, e cantare, e ballare quando uno di noi era in fin di vita? Ci siamo rifiutati di farlo. Ma non abbiamo minacciato nessuno e non abbiamo detto di non giocare. Né avremmo avuto il potere per farlo. Noi non possiamo decidere nulla».
Il capo ultrà ha anche raccontato di aver lasciato gli spalti dell’Olimpico poco dopo il fischio d’inizio, per andare all’ospedale a sincerarsi di persona delle condizioni del tifoso ferito:
«Nessuno poteva costringerci a restare allo stadio e infatti subito dopo il primo gol molti di noi sono andati via. Più che del Napoli ci interessava di quel ragazzo in fin di vita. Perciò siamo rimasti tutta la notte in ospedale con la famiglia e con le forze dell’ordine».
Ha anche parlato della dinamica dell’agguato, al quale lui era presente, avvenuto nel pomeriggio:
«Ci stavamo dirigendo verso la curva Nord dell’Olimpico scortati dalle forze dell’ordine. Poi è successo l’inferno, abbiano sentito i colpi e ci siamo accorti che tre di noi erano rimasti a terra. Una cosa del genere non si era mai vista, pure quando uccisero quel tifoso all’Olimpico, Paparelli: allora non spararono un colpo di pistola, ma un razzo che purtroppo gli finì in un occhio. Perciò i fatti di Roma sono gravissimi».
Anche sulla maglietta con la scritta ‘Speziale Libero’ ha spiegato il suo punto di vista:
«L’unica cosa importante di questa storia ormai è diventata la maglietta che io e gli altri tifosi indossiamo. ”Speziale libero” c’è scritto. Ma attenti: la maglietta è in onore di una città dove abbiamo tanti amici e nei confronti di un ragazzo che sta chiedendo attraverso i suoi legali la revisione del processo. È una richiesta di giustizia, non un’offesa contro una persona deceduta o contro i suoi familiari».
De Tommaso alla fine dell’intervista ha anche sostenuto che siano “tutte favole” le storie secondo le quali i gruppi ultrà terrebbero le società calcistiche sotto scacco. Ha infine anche annunciato di essere pronto ad organizzare una colletta per consentire ai parenti di Ciro Esposito, il ragazzo ferito gravemente nell’agguato, di potergli restare accanto fintanto che sarà ricoverato al Policlinico Gemelli, perché la “filosofia ultras si basa sulla solidarietà tra tifosi“.
Genny ‘a carogna, l’ultras del Napoli con la maglietta “Speziale Libero”
Parliamoci chiaro: Fiorentina – Napoli, finale di Coppa Italia, si doveva giocare. Era ovvio perché, comunque fossero andate le cose fuori, nonostante gli spari e gli scontri, la ragione di privilegiare l’ordine pubblico non poteva che suggerire di far disputare il match, piuttosto che rischiare un deflusso di 60mila tifosi a bocca asciutta e con il clima reso isterico e incandescente da quanto accaduto fuori dall’Olimpico (sulle ricostruzioni occorrerà poi fare chiarezza).
Come di consueto, quando accadono scene del genere, si vedono calciatori (in questo caso Hamsik per il Napoli) andare a parlare con i tifosi in curva. Meno consueto che le forze dell’ordine “contrattino” l’inizio di un match con gli ultra.
Così, un tifoso con una T-Shirt con su scritto Speziale libero sul fronte e Libertà per gli ultras sul retro, è passato immediatamente agli onori delle cronache televisive.
E’ stato lui a dire alle forze dell’ordine che per quanto riguarda la tifoseria del Napoli si poteva giocare.
La cosa ha fatto scalpore, in molti hanno fatto battute o invettive sul fatto che abbia in qualche modo deciso lui. Perché prima la curva partenopea si era detta – sempre per bocca dei propri capi – contraria a giocare. E siccome giocare si doveva, per questioni di ordine pubblico (ed economiche, anche, certamente), ecco la strana trattativa, il tira e molla, che ha portato all’inizio (scontato) dell’incontro 45 minuti dopo il previsto.
Certo, l’immagine di un ultrà in posizione “dominante” fa il suo effetto, mediaticamente.
Ma quel che fa più specie è l’identità del tifoso in questione. Si chiama Gennaro De Tommaso, detto Genny ‘a carogna’. Secondo l’Ansa, che cita fonti investigative, sarebbe il
«figlio di Ciro De Tommaso, ritenuto affiliato al clan camorristico del Rione Sanità dei Misso. La sua leadership nella curva è nota da tempo: dapprima come capo del gruppo dei ‘Mastiffs’, e successivamente alla guida dell’intera curva A del San Paolo».
«in passato è stato oggetto di Daspo, il divieto di assistere a manifestazioni sportive».
Sto andando all'Olimpico per premiare #FiorentinaNapoli. Scontri con feriti gravi. Questi non sono tifosi ma solo delinquenti!
— Pietro Grasso (@PietroGrasso) 3 Maggio 2014
Il tutto avveniva sotto lo sguardo compassato di Matteo Renzi, presidente del Consiglio, Pietro Grasso, presidente del Senato – che aveva twittato la condanna agli scontri (sic). Come se si potesse non condannarli – e di Giovanni Malagò, presidente del Coni, Giancarlo Abete, presidente della Federcalcio, Maurizio Beretta, presidente della Lega Calcio.
Infine, la questione della maglietta.
La t-shirt Speziale libero
La maglietta, scritte gialle su fondo nero, ha un fronte e un retro inequivocabili.
Ma se il retro potrebbe sembrare generico, con quel
«Libertà per gli ultras»
il fronte è anche troppo specifico.
«Speziale libero»
si riferisce a Antonino Speziale.
Speziale è un tifoso del catania, condannato in Cassazione (insieme a Daniele Micale) a otto anni di reclusione per l’omicidio preterintenzionale di Filippo Raciti, ispettore di polizia.
Gli scontri dopo Catania – Palermo del 2 febbraio 2007 al Massimino, lo stadio del capolouogo etneo, erano degenerati e avevano portato all’uccisione di Raciti, de cui Speziale e Micale sono stati ritenuti colpevoli.
Speziale era ancora minorenne all’epoca dei fatti.
L’episodio è entrato a far parte in qualche modo della cultura ultras e della solidarietà che lega questi tifosi, che hanno un loro preciso codice “morale”, se mi si concede il termine e lo si epura da qualsiasi tipo di connotazione. Raciti viene spesso insultato nei cori ultrà, come simbolo dell’istituzione polizia. Addirittura un calciatore del Nuova Cosenza aveva esposto una maglietta con scritto Speziale innocente per festeggiare un gol contro la Sambiase. Poi si era scusato, tardivamente, ma intanto era arrivato il Daspo per tre anni.
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