Circa due anni fa Mbaye Niang, all’epoca 18enne, giocava titolare al Camp Nou un ottavo di finale contro il Barcellona: il Milan lo aveva prelevato dal Caen e su di lui c’erano grandi aspettative; quella sera colpì un clamoroso palo sullo 0-0, quasi un turning-point per il centravanti francese che a causa anche di defaillance comportamentali finì pian pianino nelle retrovie gerarchiche del Diavolo, da cui il prestito al Montpellier condito da 4 gol e altre intemperanze fuori dal campo. Quest’anno una prima parte di campionato in panca, poi a 20 anni ha deciso di trasferirsi in prestito al Genoa e la storia pare esser finalmente cambiata: Niang, da prima punta e non più da esterno, gioca e segna (i due gol al Verona sono stati i suoi primi in Serie A), ha la fiducia di mister Gasperini e ora non vuole fermarsi.

Sentito dalla Gazzetta dello Sport, il nativo di Meulan-en-Yvelines non nasconde la sua soddisfazione ma soprattutto la l’ambizione di un ragazzo sfrontato dotato di grandi capacità fisiche e tecniche:

“Toccava a me dimostrare di poter giocare. Con Gasperini c’è stata sintonia immediata, sapevo che sarebbe andata così. Ti fa crescere sotto tutti i punti di vista. Lavoro tanto, non ci sono altri segreti. Dal primo giorno ho trovato un grande spirito di squadra. Per me era quasi un obbligo dare subito il massimo. Sto crescendo, ma c’è ancora tanta strada per arrivare dove voglio io. Punto al massimo, a giocare in un grandissima squadra e a vivere in campo le sfide più importanti”.

Il passato è ormai alle spalle, anche se Niang non riesce a rinnegare quanto fatto fino ad ora:

“Quando è arrivata la possibilità di venire al Milan e l’ho colta al volo. Volevo crescere. Mi piacquero le idee dei rossoneri. E poi ho avuto fortuna, Allegri mi ha fatto giocare in mezzo a grandi campioni. Cercavo di fare goal ma in certe occasioni non avevo fortuna. Anche a Montpellier ero partito forte, poi ero calato, ma lì fu solo per colpa mia. Il palo al Camp Nou? La vita non si ferma a un colpo sfortunato. Magari riprovo, prendo il palo e poi la palla va in rete. A 18 anni fu un gran piacere affrontare il Barcellona. Sarebbe stato meglio segnare, ma Dio ha deciso diversamente. Succede, talvolta”.

L’importante è non fermarsi mai e sognare in grande:

“Lavoro per diventare un campione. Il mio sogno è conquistare il Pallone d’oro. Farò di tutto per riuscirci e se mi fermerò a metà strada, ci avrò comunque provato. Io nuovo Henry? Facciamo così, vi richiamo io a fine carriera per dirvi se avrò fatto bene come lui…”.

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ultimo aggiornamento: 05-03-2015