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Gervinho se la gode: la storia dell’ivoriano che sta facendo innamorare i romanisti

Sulla sponda giallorossa del Tevere stanno impazzendo: la Roma non aveva mai cominciato nella sua storia un campionato con sei vittorie di fila, Rudi Garcia fino a questo momento ha plasmato una squadra solidissima in difesa (un solo gol subito e pochissime occasioni concesse agli avversari), dinamica all’inverosimile a centrocampo e spietata in attacco; tutto sta girando per il meglio, per la soddisfazione anche (se non soprattutto) di Walter Sabatini che dopo due anni di critiche e delusioni ha condotto un mercato coraggioso e per qualche verso rivoluzionario (via gli idoli di casa Marquinhos e Lamela, senza dimenticare Osvaldo) riuscendo a chiudere in attivo a livello economico e consegnando a Garcia alcuni nuovi acquisti che appaiono sin da subito ben inseriti nel meccanismo di squadra. Tra questi indubbiamente c’è Gervinho, autore di tre gol nelle ultime due partite (contro la Sampdoria e contro il Bologna, in cui ha siglato una bella doppietta), fatto partire dall’Arsenal senza troppi isterismi (anzi, quasi per la gioia dei tifosi dei Gunners) e accolto a Roma tra qualche scetticismo.

Giocatore eccentrico e non solo per il look e per il cognome, lui che all’anagrafe si chiama Gervais Yao Kouassi, ma anche per la caratteristiche tecniche; nato in un sobborgo della capitale della Costa d’Avorio, Anyama (20 chilometri a nord di Abidjan), 26 anni fa, cominciò a coltivare il sogno di diventare un calciatore nell’Accademia proprio di Abidjan, dove gli affibbiarono il soprannome di Gervinho per le sue giocate spettacolari che rimandavano alle spiagge brasiliane. Da lì approdò al Toumodi, seconda serie ivoriana, quindi un lungimirante scout del Beveren, massimo campionato belga, lo portò in Europa: due anni in Jupiler League con 14 gol in 61 presenze, abbastanza per l’approdo in Francia, al Le Mans dove andò in rete, sempre da laterale offensivo, per 9 volte in due campionati giocati da titolare. La sua consacrazione al Lille, allenatore proprio Rudi Garcia, con cui vinse il titolo in Francia nel 2011 siglando in 24 mesi ben 36 gol considerate tutte le competizioni; come molti suoi compagni di quel magico Lille fece allora gola alle big del calcio europeo, con l’Arsenal che se lo accaparrò per quasi 15 milioni di euro.

All’Emirates non è mai stato amato, forse perché già all’esordio si beccò un rosso per uno schiaffo a Joey Barton del Newcastle, con conseguenti tre giornate di squalifica; a Londra aveva perso lo smalto sotto porta (11 gol in 63 partite) ma soprattutto la gioia di giocare: Gervinho è un cavallo di razza, è velocissimo e abbastanza anarchico, aveva bisogno di maggior libertà in campo quando invece Arsene Wenger gli chiedeva rigore e disciplina tattica. Quando poi si sono aggiunti problemi a una caviglia e lo scarso feeling coi tifosi, per lui è stato il tempo di cambiare aria e di riabbracciare il mentore Garcia; l’Arsenal attualmente ha il vento in poppa come se non più della Roma, per cui Wenger non ha rimpianti:

“Ho deciso di venderlo perché mi sembrava che non giocasse con la giusta fiducia, soprattutto nelle partite casalinghe. E’ un giocatore molto creativo, con grandi qualità. Ma per esprimere al meglio il suo talento deve sentire fiducia attorno a sé, e questo soprattutto negli ultimi sei mesi a Londra non era successo. Ha ricevuto offerte dall’estero e non ho voluto chiudergli altre possibilità. Credo che sia stata la scelta giusta per entrambi, nessun rimpianto”.

Perfetto per il 4-3-3 che aveva in mente il nuovo allenatore francese della Roma (e ben adattandosi anche al 4-2-3-1), è arrivato in Italia all’inizio di agosto per 8 milioni di euro, portando in dote tutte le sue qualità, una su tutte la velocità, oltre che la capacità di saltare l’uomo e di fornire assist (in carriera ne ha messi a taccuino ben 64!). Ora che si sta integrando nel nostro campionato oltre che in città, Garcia lo ha definitivamente lanciato e Gervinho ha ripagato con prestazioni sensazionali; il tecnico dei capitolini non si sorprende:

“Ha bisogno di fiducia: le occasioni di gol che si crea non ci sono se lui non gioca. Preferisco uno che sbaglia ma che si crea tante palle gol. Adesso ha più esperienza rispetto alla Francia, si trova bene con tutti gli altri attaccanti ed è più facile giocare per lui con questi talenti”.

Perno della Nazionale ivoriana (45 presenze e 13 gol), non vede l’ora di tornare in Costa d’Avorio per disputare fra pochi giorni gli spareggi per ottenere il pass per i Mondiali in Brasile (l’andata, contro il Senegal, il 12 ottobre ad Abidjan, il ritorno a novembre sul neutro di Casablanca); prima però c’è l’Inter in campionato:

“Le cose stanno andando bene. L’Inter? Sappiamo che sarà difficile, vincere prima della pausa sarebbe importante per andare tranquilli in Nazionale. L’Arsenal contro il Napoli? Spero che le squadre italiane arrivino il più avanti possibile”.

Gervinho non vuole fermarsi sul più bello. Obiettivo dichiarato? Fare più gol del magico anno “scudettato” a Lille: allora furono 15 centri, per il momento il numero 27 della Roma è a quota tre. E’ sulla buona strada.

Foto Roma-Bologna 5-0 (Florenzi, doppietta di Gervinho, Benatia e Ljajic)


























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