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Il “sì” del Milan ai 30 milioni della Juve, l’affare è golosissimo: l’addio ai rossoneri vale una fortuna
Il sì del Milan ai 30 milioni della Juve può valere una fortuna. Ecco perché il colpo di mercato è tanto vantaggioso per i rossoneri.
Gennaio è un mese ricco di opportunità, dove il mercato apre le sue porte alle fantasie e ai sogni delle squadre. In questo periodo, le società si sfidano a colpi di milioni per accaparrarsi i pezzi pregiati, cercando di rafforzarsi e migliorare le proprie ambizioni.
Per il Milan, gennaio rappresenta anche il momento di iniziare con decisione la corsa al quarto posto in campionato, fondamentale per accedere alla prossima Champions League. Nonostante le difficoltà, la squadra è determinata a colmare il distacco di 5 punti, tenendo comunque conto di una partita ancora da recuperare.
Sì del Milan ai 30 milioni della Juve, l’affare è golosissimo
Sul fronte mercato, un’offerta da 30 milioni della Juventus potrebbe rappresentare una tentazione per il Milan. L’addio del rossonero potrebbe infatti fruttare una somma considerevole, una vera fortuna per le casse rossonere. Questa cessione potrebbe, dunque, riscrivere gli scenari futuri, con il Milan pronto a valutare l’offerta e le sue possibili implicazioni. La situazione è in continuo mutamento ma ciò che emerge è che la cessione sarebbe molto meno in dolore di quello che si potrebbe pensare.
L’addio al Milan vale una fortuna
Il Milan si trova di fronte a una decisione difficile. Nonostante il rossonero sia diventato un elemento centrale del progetto tecnico della squadra, la politica del club, come del resto quella di molte altre società di Serie A, non esclude la cessione di nessun giocatore di fronte a offerte particolarmente vantaggiose. Questo approccio pragmatico è stato messo alla prova dall’offerta della Juventus, desiderosa di rafforzare la propria difesa a seguito di difficoltà nel raggiungere altri obiettivi di mercato. La proposta della Juventus per Tomori – spiega Calciomercato.com – si articola in un prestito oneroso da 5 milioni di euro, con un obbligo di riscatto condizionato a 20 milioni, più ulteriori 5 milioni in bonus, per un totale potenziale di 30 milioni di euro. Una cifra notevole, che invita a riflessioni approfondite circa le sue implicazioni economiche per il Milan. Il contratto di Tomori con il Milan, in scadenza il 30 giugno 2027, e il valore residuo del suo cartellino pongono il club dinanzi a calcoli complessi. Con un costo di acquisizione totale attorno ai 35,3 milioni di euro e un ingaggio significativo sostenuto anche grazie al Decreto Crescita, l’operazione proposta dalla Juventus presenta vantaggi economici non trascurabili. Il risparmio sui costi dell’ingaggio e l’eventuale generazione di una plusvalenza rappresentano fattori chiave nella valutazione dell’offerta. Tomori infatti sfruttando i vantaggi del Decreto Crescita guadagna 3,5 milioni di euro netti, che al lordo significano di anno in anno 4,59 milioni di euro e di conseguenza per i prossimi 30 mesi per 11,475 milioni di euro. Per quanto riguarda invece la quota ammortamento annua, quest’ultima è di 5,65 milioni di euro che porta quindi un peso a bilancio su base annua fra ingaggio e cartellino di 10,24 milioni. Se il Milan accettasse quindi davvero la proposta della Juve, risparmierebbe prima di tutto i quasi 11,475 milioni di euro rimanenti del costo ingaggio, ma farebbe segnare, cosa ancor più importante, a fine stagione una plusvalenza da quasi 17,3 milioni di euro. Alla luce di quanto emerso, sommando banalmente tutto, il guadagno/risparmio si aggirerebbe intorno ai 28,8 milioni.
La situazione Tomori
La situazione di Tomori evidenzia come il mercato del calcio sia oggi più che mai caratterizzato da una rapida evoluzione e da decisioni che devono bilanciare aspetti tecnici, emotivi ed economici. Per il Milan, la scelta se accettare l’offerta per Tomori o meno rappresenta un punto di riflessione strategico, che va oltre il mero valore finanziario, toccando temi di pianificazione a lungo termine e di visione sportiva. In ogni caso, la vicenda sottolinea l’importanza di una gestione attenta e prospettica in un contesto calcistico sempre più competitivo e globalizzato.
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