Il quadro che emerge da un’indagine pubblicata oggi sul ‘Corriere della Sera’ è desolante: nella serie B italiana, nonostante le ultime inchieste e i processi sportivi relativi al calcio scommesse, il rischio combine rimane alto. Anzi, per alcuni calciatori, la cui identità non sarà svelata, le partite truccate sono una triste realtà del campionato cadetto. L’indagine è stata condotta da ‘Transparency International’ ed ha visto protagonisti un campione di calciatori di Serie B, che ha accettato di rispondere in anonimato ad una serie di domande “abbastanza scomode”. I risultati lasciano esterrefatti: il 17% degli intervistati, infatti, riconosce che le partite truccate siano un “problema gravissimo che altera i campionati”. Dei 283 calciatori contattati, inoltre, il 30% considera le combine una cosa “seria, destinata a condizionare sempre più il mondo del calcio”.

Nella relazione di fine indagine, i ricercatori scrivono senza mezzi termini che per i giocatori contattati le partite combinate siano considerate qualcosa d’inevitabile. Il sondaggio, che rientra nell’ambito di un’iniziativa della Commissione Europea, è stato denominato “Il Match-Fixing in Italia: un’indagine conoscitiva”, e sarà ripetuto anche in altri Paesi del continente, in modo da comparare le testimonianze dei protagonisti di uno degli sport più seguiti in assoluto nell’UE. “La corruzione nel calcio appare come una patologia conclamata. Endemica”, dichiarano i ricercatori coordinati da Paolo Bertaccini Bonoli:

Ci saremmo aspettati una maggiore ritrosia; all’inizio pensavamo di dover ponderare i dati, per una prevedibile tendenza a negare. Invece il riconoscimento del problema è emerso con fragorosa rilevanza. Ed è evidente che deriva da situazioni vissute, da una sorta di consapevolezza maturata sul campo.

Tra i quesiti posti ai calciatori di Serie B che hanno accettato di partecipare al sondaggio, c’è stata anche la “reale probabilità di potersi trovare, anche involontariamente, coinvolti in situazioni di partite combinate”: per il 10% dei cadetti, il rischio è alto, mentre diventa “medio” nel 42% dei casi. Secondo i ricercatori, però, è evidente anche il cambio di mentalità: insomma, le ultime vicende relative al calcioscommesse con gli annessi processi sportivi (in ambito penale è successo davvero poco o nulla) hanno contribuito a mutare il quadro generale, che fino a qualche tempo fa sarebbe stato notevolmente più “inquinato”. La Serie B, dal canto proprio, ha avviato una serie di iniziative che hanno lo scopo di educare alla sportività e al rispetto delle regole, tramite corsi di formazione e il rafforzamento del codice etico. Certo è che quando i principali attori dubitano della regolarità del campionato, pare davvero difficile instradarsi sulla via del cambiamento.

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ultimo aggiornamento: 08-04-2014