La federcalcio iraniana è stata inflessibile: quattro elementi della nazionale femminile sono stati costretti ad abbandonare la maglia perché non avrebbero ancora concluso le operazioni necessarie al cambio di sesso. L’annuncio è stato dato ufficialmente dallo staff medico della federazione dell’Iran, che hanno anche puntualizzato che i controlli nei confronti delle giocatrici sottoposte ad operazioni per cambiare sesso saranno presto più severi. La Ffiri, così si chiama la federcalcio di Teheran, ha così deciso di affrontare di petto una situazione ‘spinosa’ della quale si parla ormai da tempo anche nel Paese asiatico.
Si tratta di un no secco, dunque, visto che di recente sono stati sollevati casi di calciatori non ancora divenuti definitivamente donna, ma che hanno giocato regolarmente nella lega femminile iraniana. È evidente, dunque, quanto sia delicata la tematica in una nazione in cui l’omosessualità, così come il sesso prima del matrimonio, sono condannati anche con la pena di morte. Sta di fatto che ora la federazione ha ritoccato il regolamento e le atlete transgender saranno “sospese fino a quando non avranno completato il loro iter di cambiamento sessuale”. E non finisce qui: sono stati infatti imposti controlli a sorpresa da parte di ispettori federali durante gli allenamenti delle squadre, perché oltre alle quattro giocatrici della nazionale, sarebbero altre tre le transgender tesserate con squadre della Lega femminile, pur non avendo ancora completato le operazioni per il cambio di sesso.
Anche le società, da questo punto di vista, saranno da questo momento in poi sollecitate ad effettuare verifiche sulla sessualità delle giocatrici, prima di procedere al tesseramento, altrimenti potrebbero incappare in pesanti sanzioni. In Iran le operazioni di cambio di sesso sono legali solamente dal 1979, quando una fatwa, ovvero una pregiudiziale religiosa, pronunciata dall’ayatollah Ruhollah Khomeini, leader spirituale della rivoluzione islamica.
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