Gli Azzurri hanno vinto convincendo e meritando. Convincendo per primi gli italiani stessi che questo Mondiale sarà di quelli degni, come storicamente accade alle spedizioni italiane 4 anni dopo un clamoroso buco nell’acqua. Battuta l’Inghilterra del sempre più istrionico Roy Hodgson, uomo di aplomb ormai diventato personaggio specialista nei puri traghettamenti in cui si permette invenzioni degne di questo nome: una volta inventava sugli uomini adesso sui disegni tattici. E ha perso la partita contro il solito ecumenico Prandelli, che comunque nel silenzio (e non si capisce quindi bene come) riesce a convincere i suoi giocatori che quella scelta per la partita di turno sia comunque la ricetta giusta, o se non altro la migliore.
Evitiamo qui ogni banale considerazione circa i facili entusiasmi, e se proprio vogliamo stare su corsi e ricorsi storici l’unica notazione ascoltata in televisione che ha un senso, anche se ancora da comprovare, è quella per cui questa Italia ricorda per molti tratti quella del 1978 nel mondiale argentino, quello dei “generali”, quello di un clan azzurro con tanti debuttanti e un gioco che sorprese la critica e soprattutto gli avversari (tra cui la Francia nella gara d’apertura e gli stessi padroni di casa con esercito al seguito).
Detto brevemente: Prandelli gongola. Ne ha ben donde, anche se resta da vedere, e anche lo stesso commissario tecnico lo sa bene tant’è che contro la Costa Rica potrebbe mettere in campo qualche volto nuovo proprio per mettere sul banco di prova quanti più uomini possibili tra i 23 convocati, la resa effettiva dei Darmian, dei Verratti, dei Candreva e del drammatico Paletta (preferito a una pletora di buoni difensori centrali italiani). L’argentino è andato in tilt al primo minuto e ne è venuto a capo soltanto quando Immobile ha tenuto la palla finale là vicino alla bandierina del calcio d’angolo alla destra dei pali difesi da Hart.
Può effettivamente essere il loro mondiale, a patto che i senatori continuino così, con o senza Buffon in campo: il capitano serve così com’è, per poi magari chiedergli l’ultimo capolavoro azzurro della carriera quando sarà eventualmente ora delle famigerate partite secche.
Tatticamente parlando, ognuno dei 48 milioni di allenatori italiani resta con un unico grande cruccio. La fascia sinistra difensiva. Più in avanti ha fatto finalmente bene Marchisio da atipico in un ruolo ibrido che lo sempre messo alla gogna con la maglia dell’Italia, e poi lì eventualmente ci sono le dovute alternative offensive (la spensieratezza di Insigne, la capacità di entrare nel campo di Cerci). Dietro no. E forse allora qualcosa di meglio nella distribuzione dei 23 si poteva fare.
Anche perché Chiellini finisce a sinistra nei quattro come nella finalissima dell’Europeo dove fu il peggiore in campo (se Conte non lo toglie mai dal centro un motivo ci sarà, anche solo perché il toscano resta il miglior italiano in assoluto nei duelli corpo-a-corpo). Oltretutto tutta questa emergenza viene per un infortunio a un altro debuttante come De Sciglio. Che poi avrebbe forse giocato a destra con Darmian mezzo inventato a sinistra. Darmian. L’uomo in questo momento da non togliere da dove si trova. Sul resto in difesa serve soltanto ragionare e far giocare i migliori. Perché la difesa conta. Cioè, la Costa Rica è squadra che attacca, ma in porta dovrà tirare non più di tre volte, grazie.
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