La Juventus piazza un tassello fondamentale per il quarto Scudetto consecutivo contro il Sassuolo. Il gol di Paul Pogba, una gemma, in una serata ancora un volta grigia per i bianconeri, se non si guarda al risultato. I bianconeri sono tutt’altro che brillanti, con il “braccino“, per usare un’espressione abusata, ma efficace. La realtà è che questa Juventus non gira, lenta, senza idee, con la partita più importante della stagione, il ritorno degli ottavi di Champions League da giocare contro il Borussia Dortmund, praticamente alle porte. Prima del gol liberatorio di Pogba è stata però un’altra circostanza a nascondere le difficoltà della squadra di Allegri a farsi spazio fra le maglie di un Sassuolo molto ordinato, ma in evidente involuzione dopo le tre (con questa quattro) sconfitte consecutive.
Al 40esimo del primo tempo la parte bassa della Curva Sud si è letteralmente svuotata, ad uscire gli esponenti della parte più calda del tifo bianconero, quei settori normalmente occupati dai gruppi organizzati dei Viking e de Il Nucleo. Anche dalla tv è apparsa evidente la differenza: oltre alla gran parte del primo anello lasciato deserto per la squadra è venuto a mancare quasi del tutto il sostegno e i cori. Il “dodicesimo uomo in campo” ha smesso di far sentire la propria voce ed è dovuta intervenire la normalmente sonnacchiosa Curva Nord, che ospita gran parte dei tifosi degli Juventus Club Doc, a sostenere la squadra.
Le ragioni, come ogni qual volta si parla di ultras e tifo organizzato, sono apparentemente fumose, ma è possibile fornire una ricostruzione degli eventi che pare suffragata dalle voci e dal buonsenso. Durante l’ultima partita giocata in campionato in casa, Juventus – Atalanta, un tifoso bianconero (poi arrestato) ha lanciato un petardo nel secondo anello di Curva Sud che, esplodendo, ha ferito leggermente altri due spettatori.
Nulla di grave, ma probabilmente (condizionale d’obbligo) è stato questo evento a riaccendere il conflitto, sempre presente, fra la Digos e le frange più accese del tifo bianconero. Dopo un’apparente “tregua” nella sfida di Coppa Italia con la Fiorentina pare che questa sera rappresentanti delle forze dell’ordine siano comparsi, in borghese, proprio nel secondo anello della Curva Sud per chiedere il rispetto di alcune norme (l’assenza di tifosi arrampicati sulle balaustre, quelli piazzati lì per “chiamare i cori“, il lasciar libere le rampe d’accesso e di uscita occupando il proprio seggiolino) sulla cui violazione si “chiude un occhio” sin dall’inaugurazione dello Juventus Stadium.
Per gli Ultras la dimostrazione di un accanimento nei confronti del tifo organizzato. Un tifo organizzato che non accetta le restrizioni, tante e crescenti, imposte da norme che, è il caso di dirlo, finiscono per incrinare la difficoltosa convivenza fra la Polizia e chi vive i rituali del tifo organizzato come una passione che paradossalmente supera persino quella per la propria squadra del cuore.
Da questi fatti sarebbe arrivata la scelta, non programmata alla vigilia, di boicottare e di lasciare vuota parte della Curva Sud, senza dare quel contributo in termini di tifo e sostegno che alcuni giocatori bianconeri hanno interpretato come disaffezione nei confronti della squadra. Certo, la Juve più recente non sta entusiasmando, ma rimane prima in classifica con 11 punti di vantaggio e ancora in corsa per i tre obiettivi stagionali. Escludendo qualche inevitabile mugugno il pubblico è ovviamente compatto a sostegno della Juventus.
Il problema è che questo tipo di diatribe non si risolveranno senza una mediazione che, se si svolgerà, avverrà al solito nel dietro le quinte dei rapporti, mal regolati e in un’altalena costante fra assurde rigidità nei confronti di alcuni ed un discutibile laissez faire nei confronti di altri, fra Polizia e Ultras. Se prima del match contro il Genoa, in programma il 22 marzo alle ore 15.00, si sarà giunti ad un compromesso lo si scoprirà soltanto durante quella partita.
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