Le parole d’addio di Andrea Agnelli, ex presidente della Juventus, all’assemblea degli azionisti del club bianconero

Andrea Agnelli ha preso la parola all’assemblea degli azionisti della Juventus per dare il proprio addio al club bianconero.

PAROLE – «Oggi si chiude un capitolo della storia della Juventus, mio e di Pavel. Un capitolo di 13 anni, che ora facciamo fatica a leggere e rileggere. Vorrei dare un senso, inquadrare, l’attività di questi 13 anni. Il mio lavoro è sempre stato quello di inquadrare il contesto della società e indirizzare le operazioni del club. Quando parliamo di calcio, di cosa parliamo? Il calcio fa parte dell’industria dell’intrattenimento, del settore dello sport. Parliamo di un’industria di 750 miliardi (43 miliardi nel calcio), che comprende il gaming, i musei, la musica. Poi guardo per capire le soluzioni più idonee per la nostra industria. Da gennaio a settembre del 2022 hanno investito 70 miliardi, inseguendo opportunità segmentate nel nostro settore. I contenuti sono strategici nel nostro settore, abbiamo tante fan base. Abbiamo delle cadenze di governance, ma anche opportunità ‘opportunistiche’, carenze finanziarie. Abbiamo visto transazioni come il Chelsea, il Milan, il Newcastle, l’Atalanta, il Leeds. Sono numeri che fanno riflettere. Ma lo fanno ancora di più gli acquirenti. Consorzi come il Chelsea, Redbird il Milan, il fondo Pif per il Newcastle, un consorzio diretto da Pagliuca per l’Atalanta. E l’investitore dei SF49ers. La Liga ha raggiunto un accordo su 50 anni, valorizzandola, con operazioni fatta da CVC. In Serie A, dopo l’accordo con CVC, abbiamo ricevuto altre due lettere, la stessa Bundesliga sta valutando la propria situazione. Stiamo assistendo a un fenomeno in espansione, come la multiproprietà. Il City Group, la RedBull, RedBird, 777. Non abbiamo dati certi, ma Goldman&Sachs sta investendo 1 miliardo nel calcio, QSI sta provando a entrare nel calcio. Stiamo assistendo ad un fenomeno che è la multi-club. Non penso che tutte le persone che ho citato siano associazioni, ci deve essere un forte interesse. Non c’è una vera e propria risposta nei nostri governatori, che non colgono la differenza tra un gioco e l’industria. Cerco di fare un passo indietro, guardando alle analisi quando io ero dentro al sistema, presidente dell’ECA e membro esecutivo dell’UEFA. C’era un’insostenibilità del sistema, una non-profittabilità dei club, una polarizzazione verticale e orizzontale, meccanismi di accesso estremamente rischiosi che portavamo alla disaffezione dei tifosi. La proposta all’epoca era la creazione di un’ecosistema per la crescita del calcio, in modo da aumentare la stabilità, mantenere l’accesso alle leghe domestichein modo che fosse aperto a tutti. Queste proposte venivano formulate da ECA e UEFA insieme, non è mia intenzione ricordare cosa è successo dopo, ma le proposte sono valide ancora oggi. Quello che mi viene da pensare è che se io avessi voluto mantenere una posizione privilegiata, all’interna dell’ECA e nella Federazione italiana Giuoco Calcio, non avrei preso quella decisione del 2021. Altrimenti rischieremo una decrescita del calcio, a favore di un’unica lega dominante, che è la Premier League, che nel giro di anni attrarrà tutti i giocatori all’interno del proprio campionatoDa questo punto di vista l’auspicio è che la Corte di Giustizia Europea riconosca lo sport come un’industria e l’abuso di posizione di potere dominante in Europa. Ci tenevo a ringraziare Real Madrid e Barcellona: saremmo stati sanzionati perché ci saremmo ritrovati in una stanza per migliorare il calcio europeo. Lo stadio, la nostra sede, il JTC, il J Medical, il J Village, i miglioramenti su Vinovo: sono stati fatti tanti investimenti in questi anni. Anche il nostro logo ci pone in una nuova dimensione, che pone una svolta. Prendere questa decisione darà i suoi frutti nel tempo ed estenderà il marchio. C’è stato anche qualche momento delicato: il calcio scommesse nel 2010, Last Banner, Prisma, alcuni dovranno ancora essere gestite. I risultati sportivi sono motivo d’orgoglio: la prima squadra, le Women, la Next Gen. Possiamo ambire al 50% della rosa della prima squadra proveniente dal settore giovanile, mantenendo la competitività. Questo non sarebbe stato possibile senza tutte le donne e gli uomini che hanno lavorato qui: Alessandro D’Angelo, Maurizio Arrivabene, Marotta, Paratici, Longoria, Scaglia, Manna, Gabasio, Cerrato, Blanc, Calvo, Braghin, i mister e i loro staff, Delneri, Pirlo, Conte, Sarri, Guarino, MontemurroI miei capitani: Del Piero, Buffon, Bonucci, Danilo, i mister dell’Under 23, ultimo e non ultimo il mio vicepresidente Nedved. Questa lista non può essere esaustiva: chi ho dimenticato sappia che ha il mio più profondo senso di gratitudine per questi 13 anni. L’ultimo elemento è il piano triennale approvato nel 2022: prevedeva la piena responsabilità dei dirigenti delle singole aree. Cerchiamo di fare tanti business diversi all’interno di un’unica società, questo è il risultato che abbiamo ottenuto in questi anni. Avendo chiuso una parte così importante della mia vita, la mia volontà alla conclusione di questa assemblea è voltare pagina, trovarla bianca, e scriverla con passione. È stata una mia decisione personale e con le Assemblea delle società quotate e farò un passo indietro. Questo è stato fatto d’accordo con John Elkann. La mia volontà è quella di affrontare il futuro come una pagina bianca, quindi reputo giusto un passo indietro nelle società quotate. Fino alla fine».

L’articolo Juventus, Agnelli: «Il calcio europeo ha bisogno di riforme» proviene da Calcio News 24.

Riproduzione riservata © 2024 - CALCIOBLOG

feed

ultimo aggiornamento: 18-01-2023


Inter, Mkhitaryan: «Abbiamo grande voglia di vincere»

Renard: «In Arabia Saudita la passione è al massimo»