La Juventus inizierà il campionato 2015/16 con la Curva Sud chiusa per squalifica. La decisione della Corte Sportiva d’Appello della FIGC ha accolto solo in parte il ricorso della società bianconera, la “pena” è stata ridotta da due giornate di chiusura ad una, la multa comminata è scesa da 50 mila a 30 mila euro. Fatto sta che l’esordio allo Juventus Stadium contro l’Udinese sarà “macchiato” dall’esclusione dei circa 10 mila tifosi bianconeri (al 99,9% abbonati) che “perderanno” la possibilità di assistere al primo match stagionale.
La vicenda è quella, ormai arcinota, della bomba carta lanciata dal settore ospiti dello Stadio Olimpico di Torino in direzione della Curva Primavera. Quel derby, il primo vinto dal Toro in campionato dopo un’attesa quasi ventennale, non sarà ricordato soltanto per il risultato sportivo a suo modo storico, ma anche per il clima di violenza vissuto fuori e dentro l’impianto. Prima l’accoglienza “poco amichevole” nei confronti del bus della Juve, poi il lancio di oggetti e di almeno 4-5 bombe carta. Uno di questi grossi petardi aveva ferito una decina di tifosi del Torino, costretti a ricorrere alle cure mediche, pur senza gravi conseguenze. Ovviamente si trattò di una fortunata coincidenza, poteva finire decisamente peggio.
Come ricorderete si rivelò piuttosto complicato, ed incompatibile con i “tempi rapidi” della giustizia sportiva, individuare le responsabilità di questo gesto. Impossibile sapere “chi iniziò“, ma il lancio fra i due settori divenne ben presto reciproco e dalle immagini a disposizione non era possibile capire chi aveva tirato l’oggetto incriminato. Venne disposto un rinvio per attendere riscontri definitivi. Alla fine il verdetto, almeno secondo gli inquirenti, è risultato inequivocabile: il petardo che provocò i feriti arrivò dal settore ospiti.
Agli investigatori però questa “verità” interessava soltanto preliminarmente, per capire in quale direzione cercare il colpevole o i colpevoli. Già nei primi giorni dopo la partita vennero disposto degli arresti, e i conseguenti Daspo, per altri soggetti che avevano adottato comportamenti ugualmente pericolosi e censurabili. Dopo oltre un mese ecco l’epilogo atteso. Il teppista ha un nome ed un cognome. Giorgio Evenzio Saurgnani, 28 anni, residente in provincia di Bergamo, si era introdotto nello stadio senza biglietto, scavalcando i cancelli, e aveva avvertito i suoi “compari” via Whatsapp che di lì a poco sarebbe arrivato il “Boom”.
Saurgnani, oltre a non essere affatto abbonato allo Stadium, aveva di fatto già commesso un “reato” che vale il Daspo in maniera automatica: proprio l’essersi introdotto senza biglietto, chiaramente allo scopo di rendere più difficile la sua identificazione. Lo scalmanato, in realtà, era già stato oggetto di un Daspo in passato e non è affiliato a nessuno dei gruppi della tifoseria organizzata della Juventus. Un cosiddetto “cane sciolto”, definito così proprio dalla Digos che monitora le varie sigle Ultras che compongono la curva bianconera.
Questi i fatti. Oggi la decisione definitiva, semplicemente surreale, della giustizia sportiva: punire oltre 10 mila persone, gran parte delle quali “non” Ultras, il 99% delle quali non presente allo Stadio Olimpico quel giorno, tenendo chiuso un intero settore dello Stadio.
Era già accaduto alla Curva Sud della Roma dopo l’esposizione, per ovvie ragioni un’iniziativa animata da un numero limitatissimo di tifosi giallorossi, di uno striscione contro la madre di Ciro Esposito, il supporter napoletano rimasto ucciso qualche ora prima della finale di Coppa Italia 2014. Anche in quel caso per tutto il settore dell’Olimpico di Roma venne disposta la chiusura. Punire tenendo a casa migliaia di persone (che per quello spettacolo hanno pagato, dopo aver sottoscritto tutti la Tessere del Tifoso tanto cara al Viminale) senza nessuna valida ragione.
Se il caso della Curva Sud romanista era già paradossale, qui si raggiungono punte di surrealtà degne della trama di Brazil di Terry Gilliam. Nel dettaglio.
Il gesto che ha provocato la squalifica è stato commesso da un soggetto:
1. Già oggetto in passato di un Daspo
2. Non facente parte, nemmeno informalmente, degli ultras della Juventus (ammesso che si possa identificare un intero settore con un determinato “gruppo”)
3. Che aveva violato il dispositivo di sicurezza predisposto da un’altra società (in questo caso il Torino)
4. Che non è un abbonato allo Juventus Stadium, né in quel settore né in altri
Cosa c’entrano i 10 mila tifosi abbonati della Juventus? Come questo tipo di provvedimento (e vale, come detto, anche in tutti gli altri casi in cui si dispongono queste sentenze kafkiane) dovrebbe contribuire a far cessare le violenze, sia verbali che fisiche, negli stadi italiani? Che senso ha questo trasferimento di una responsabilità individuale, per giunta chirurgicamente individuata, ad una moltitudine di persone completamente estranee ai fatti? Sia dal punto di vista della “pena” che dal punto di vista “pedagogico” punire un innocente per qualcosa con cui non ha nulla a che fare è ridicolo, oltre che profondamente ingiusto.
Ah, mentre si parla di questo caso, date un occhio al programma delle prime due giornate di campionato.
Sia Verona-Roma che Roma-Juventus non si potranno giocare alle 20.45, come previsto, perché secondo l’Osservatorio del Viminale “non ci sono le condizioni di sicurezza” per disputare le partite in serata. D’altra parte è vero, alcune partite sono effettivamente pericolose, basti guardare ai recenti Roma-Juventus, quando alcuni tifosi della Juventus vennero individuati e accoltellati (le famose “puncicate“) prima del match.
Tutto questo accade nell’assoluta tranquillità, come se nulla fosse, il Ministero dell’Interno obbliga il calcio italiano a cambiare gli orari delle partite “sperando” che la migliore luminosità esterna garantisca la sicurezza.
Intanto però 9800 persone, tutte tesserate e paganti, e che al massimo Torino-Juventus del 26 aprile scorso l’hanno vista in televisione, saranno costretti a stare a casa. Implicitamente accusati di essere correi di chi va allo stadio per cercare di far fare “boom” ai tifosi avversari.
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