Wim Kieft, oggi 51 anni, ha da poco pubblicato la sua autobiografia, nella quale ripercorre le principali tappe della sua carriera, ma non mancano i dettagli relativi alla vita. L’ex bomber olandese, che oltre ad aver vestito la maglia dell’Ajax e della nazionale orange, può vantare anche una parentesi con le maglie italiane di Pisa e Torino, rivela di essere tossicodipendente da 19 anni e di aver dissipato letteralmente un patrimonio a causa della droga. Un matrimonio e una relazione fallita, quattro figli e 400 mila euro di debiti con il fisco olandese, Kieft oggi vive alla giornata, con 20 euro al giorno.
Una bacheca piena di trofei e Scarpa d’oro nel 1982, l’ex attaccante dell’Ajax ha tentato di disintossicarsi per l’ennesima volta, ma senza alcun esito:
“Almeno per la cocaina – rivela – , perché sull’alcol ci sto lavorando. È un processo lungo e difficile, frequento ogni giorno le riunioni del Narcotics Anonymous, interiorizzando il loro motto: se ti svegli alle 6 di sera, ricordati che la tua malattia è già in piedi da un’ora”.
A 17 anni Kieft debuttò con la maglia dell’Ajax e dopo solo tre stagioni conquistava il prestigioso riconoscimento personale della Scarpa d’Oro. Peccato che ormai le 200 reti messe a segno in carriera siano solo un lontano ricordo:
“Mi sono sempre sentito inadeguato. A Parigi – si legge ancora nell’autobiografia dell’olandese – , mentre mi consegnavano la Scarpa d’Oro, pensavo: ecco un perdente in giacca e cravatta. Guardavo Platini e Paolo Rossi accanto a me, si muovevano disinvolti, io me la facevo sotto”.
Carattere fragile, Kieft incontrava grosse difficoltà anche nel rapportarsi alle donne. Da qui il ricorso all’alcol, che almeno nell’immediato sembrava dargli quelle sicurezze che non riusciva a trovare dentro di sé:
“La mia prima ragazza l’ho avuta solo a 19 anni, ed è poi diventata mia moglie. Il mio complesso di inferiorità scompariva solo quando bevevo. A 17 anni presi la mia prima sbronza, alla giornata di pesca con l’Ajax”.
Nella sua carriera, dicevamo, anche una parentesi italiana: prima il Pisa, poi il Torino, ma in seguito ad un grave infortunio, Radice gli disse che non sarebbe tornato più quello di prima e allora preferì tornare in Olanda, al PSV Eindhoven:
“Mia madre mi comprò un giaccone rosso. Arrivai a Pisa e c’erano 35 gradi. I primi mesi volevo scappare, al terzo anno avrei voluto rimanere in Italia in eterno, nonostante al Toro Radice mi disse che dopo l’infortunio al ginocchio non sarei più tornato quello di prima. Poi mi cercò il Psv, uno squadrone, e così me ne andai”.
L’alcol era ormai un fedele compagno, ma verso la fine della carriera arrivò anche la droga: una volta provata la cocaina, Kieft non ha saputo più smettere:
“Ho provato la coca per la prima volta a 33 anni, in discoteca. Da allora ne avrò sniffata una quantità pari a mezzo milione di euro. Oggi vivo con 20 euro al giorno, se ne avessi 100 li spenderei tutti. Giro in treno e in bici, non posso permettermi un taxi. Per fortuna il lavoro, da opinionista o commentatore tv, non mi manca. Mi facevo perché mi piaceva e ho continuato perché non potevo più farne a meno – evidenzia – , come un tossico qualsiasi”.
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